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Il mio viaggio nella storia del cinema: il 1969

Sono troppo contento che mi avete votato come Best of 2020, se non lo scrivo mi sento male. Detto ciò, il mio viaggio nella storia del cinema prosegue con il 1969.
1969
Tra i volti emergenti dell’epoca ci sono: Edwige Fenech che compare in 8 film tra cui “Alle dame del castello piace molto fare quello”, che titolo; Florinda Bolkan con la sua criniera spettacolare, Michael Sarrazin dagli occhi celesti, Klaus Kinski sempre cattivissimo, Marilù Tolo, Beba Loncar, Enzo Cerusico e Lino Capolicchio, poi Helmut Berger, Peter Fonda, Dennis Hopper e Robert Duvall ovunque, papà Garko e papà Rossi Stuart, Raquel Welch, Dominique Sanda e Katharine Ross.
C’è l’ultimo film di Elvis Presley (il suo periodo migliore coincide con quello di Doris Day e non a caso il declino dei due è stato coincidente, perché a fine anni '60 si percepisce proprio il gusto che cambia e i loro film sono fuori posto), e c’è l’unico 007 con George Lazenby con una incantevole Diana Rigg; nei musicarelli andavano Al Bano e Romina, Mal e Little Tony. Esordiscono Villaggio, Pippo Franco, Lino Banfi ma anche Anjelica Huston. Ci sono tanti drammoni di guerra oltre le 2 ore, che per me sono duri da digerire, idem i musical che durano tanto, tipo “Hello Dolly”, che non è male ma non finisce più e la Streisand è sempre di ¾ come Barbara d’Urso, mi è venuta la cervicale solo a vederla. Tra l’altro nemmeno all’epoca fu un grandissimo successo, anzi l’era dei musical classici praticamente finisce qui.
Ovviamente abbondano gli spaghetti western, quanti ne volete tanti ce ne sono, con Terence Hill, Bud Spencer, Giuliano Gemma, Franco Nero, Anthony Steffen. Però il western che più mi è piaciuto è stato “Il Grinta”, che valse l’oscar a John Wayne. Tra le donne l’oscar invece andò a Maggie Smith che è strepitosa in “La strana voglia di Jean”. Col 1969 si possono vedere anche i primi film del baffuto Fassbinder, e i thriller di Chabrol, che mi sono piaciuti molto.
In tv dalle nostre parti vanno sempre tanto gli sceneggiati, Canzonissima, Mike Bongiorno e cominciano a diffondersi i primi cartoni animati giapponesi tipo Mimì o il mitico Uomo Tigre che lotta contro il male, oltre alla Pantera Rosa e ad alcuni film per la tv che sono già confezionati meglio e sembrano meno di serie Z. C’è una miniserie sui Churchills, c’è la famiglia Brady, Pippi Calzelunghe, e il cult Scooby Doo.
Esce poi un corto chiamato “The lottery” che è un bello choc, qui c’è un innocuo villaggio in cui una volta l’anno si tiene una tradizionale lotteria. Chi vince il primo premio viene lapidato da tutti gli altri partecipanti. Avete mai visto niente di più sconcertante? È su youtube.
Nel 1969 sono sempre più frequenti le scene erotiche e i film sui triangoli sentimentali, sulla bisessualità, sul sadismo (vedi Femina ridens con Philippe Leroy che umilia in tutti i modi la schiava Dagmar Lassander), ma ce n’è per tutti i gusti, c’è in giro Divine, Sarno, Waters, ma anche il nudo-cult di Helen Mirren ancora lontana anni luce dalla fama (nel film Age of Consent), c’è Laura Antonelli, la serie di Emmanuelle e non parliamo poi dei film giapponesi in cui massacrano donne nude come se niente fosse. Ne hanno consumato un sacco di colore rosso in quell’anno lì. C’è un documentario che si chiama “il primo premio si chiama Irene” in cui c’è una parte ambientata in Danimarca con una coppia gay accettata in famiglia come se niente fosse e siamo nel 1969 non 2019! Roba da non credere. Il top del top nel genere però lo raggiunge Ken Russell nel film “Donne in amore” con la scena della lotta tra Alan Bates e Oliver Reed nudi che a quanto pare i due si erano scolati una bottiglia di vodka a testa per paura che l’altro ce l’avesse più grosso. Invece finisce in pareggio in un bagno di testosterone, e nemmeno io ho capito chi mi piace di più. Glenda Jackson pure ha un sacco di scene erotiche qui.
Marlon Brando era assai in declino, aveva deciso di farsi i capelli biondi e sceglieva i film come lo sa solo lui: passa dal thriller a Gillo Pontecorvo, vallo a capire. C’è un film surreale di Robert Downey Senior (giustamente esiste un senior se c’è il junior), e il più figo è sempre Steve McQueen, ma attenzione Steve che Burt Reynolds è dietro l’angolo. Baby Kurt Russell è il Computer con le scarpe da tennis (fa tenerezza questo film è praticamente un’epoca morta e sepolta), e vanno in voga i film sullo spazio visto che questo è l’anno dell’uomo sulla Luna.
Richard Burton è Enrico VIII e vede morta la giovane Bolena Bujold sotto gli occhi della gelosissima vera moglie Liz Taylor, che capitava sul set giusto tanto per marcare il territorio, poi Newman e Redford vanno in giro a fare i fuorilegge, c’è il memorabile viaggio di Easy Rider, e Pasolini e Visconti pure sono attivi, il primo gira Porcile e la Medea, unico film con la Callas e i suoi occhi tristissimi, il secondo con la caduta degli Dei, in cui c’è incesto, pedofilia, omicidio, omosessualità, insomma un film vietato ai minori di 18 anni con una strepitosa Ingrid Thulin che è quella che più mi è piaciuta di tutto il cast. Ci sono ben 2 Satyricon, uno di Fellini e uno di Polidoro, mentre Bergman mette i suoi attori preferiti in un quadrangolo pericoloso, “Passione”, e li intervista anche tra una scena e l’altra.
Ok finalmente passiamo ai miei film preferiti di quest’anno.
Coming Apart” è un curioso film di Milton Moses Ginsberg con protagonista assoluto Rip Torn e un contorno di attrici tra cui la più nota è Sally Kirkland. Qui c’è Rip che ha messo una videocamera nascosta in salotto, così ogni ragazza che si porta a casa dopo lui che è anche psicanalista si rivede per bene tutta la scena. Noi con lui. Per cui qui c’è una sola inquadratura, c’è Torn vestito, seminudo, nudo, abbottonato, seduto, sdraiato, e la sfilza di amanti e amiche. Uno di quei film che non pensi che riesci a portare a termine e invece poi sì.
“I temerari” di John Frankenheimer è un film con quelle vecchie volpi che erano Burt Lancaster e Deborah Kerr e con l’emergente Gene Hackman, un altro dei nomi cult di quest’anno. Ci sono tre paracadutisti che vanno in giro per la provincia americana a dare spettacolo con i loro lanci acrobatici. Il problema è che Lancaster ha i suoi pensieri per la mente, e a ogni lancio gli viene sempre il dubbio di non aprire il paracadute. Questo non va bene. Giunti nella cittadina successiva, sono ospiti della famiglia della Kerr, specialista in limonate fredde dato che altro non ha da fare. 15 anni dopo il bacio sulla spiaggia di Da qui all’eternità, i due hanno un momento di passione. Il marito della Kerr non batte ciglio: la moglie la conosce bene e lo sa che la deve lasciare libera. Lancaster spera che l’amante lo segua in giro nella sua tournee, per lui la Kerr è il paracadute che lo tiene attaccato alla vita, ma lei non è pronta. Il lancio che segue lascerà tutti a bocca aperta.
I brevi giorni selvaggi” di Frank Perry con i giovanissimi Barbara Hershey, Richard Thomas e Bruce Davison è un film in cui questi due adolescenti o poco più un giorno incontrano sulla spiaggia la Hershey, bellissima ed estroversa, e se ne innamorano al primo colpo. A lei sta bene questa situazione e i 3 flirtano tutta l’estate. Una ragazza con tutt’altro carattere (Catherine Burns) cerca di unirsi al trio per fare amicizia. Sì, è sveglia, magari anche simpatica, ma per i 3 è più una da prendere in giro quando non c’è altro di meglio da fare. Quando l’estate sta per volgere al termine le intenzioni dei 2 ragazzi sulla Hershey sono ormai troppo esplicite, e l’immaturità e la foga del momento spingono il trio affiatato a un atto di violenza sulla quarta ragazza, in una delle scene più disgraziate mai viste al cinema, che poi porta la malcapitata Burns alla nomination all’oscar al suo esordio. Girerà solo altri 2 film.
Ucciderò un uomo” è un thriller di Claude Chabrol con il protagonista che ha il figlio piccolo che viene investito da un balordo e muore. L’auto fugge, e nel silenzio dell’alba non ci sono testimoni, il crimine è lasciato quindi impunito. Già vedovo e ora privato del figlio, l’uomo impazzisce e il suo scopo nella vita è cercare l’assassino del figlio e ucciderlo. Impresa tutt’altro che facile, ma l’ostinazione lo portano a mettere insieme piccoli indizi e a trovare la donna che era in auto con l’assassino. Tra i due parte una relazione sempre più intensa che però ha un risvolto imprevisto: ora il novello Montecristo ha imparato a conoscere questa donna e ha anche capito che è tormentata dal rimorso, inoltre il carnefice è il cognato di lei, un essere spregevole: è cafone, bullo, volgare, egoista e fa anche schifo come padre. Troppo bello per essere vero, liberarsi di quest’uomo dovrebbe essere semplice, in fondo non c’è uno che lo vuole vivo. Ebbene…
Non torno a casa stasera” di FF Coppola pre-padrino con James Caan pre-padrino e Shirley Knight giovane e coinvolgente. La Knight ha lasciato il marito così da un giorno all’altro. È incinta ma non sa cosa fare, quindi si mette in macchina e parte. Si vede che non ha mai visto la tv, perché c’è un autostoppista e lei lo fa salire in auto. È mai capitato nella storia della cinematografia che far salire un autostoppista si è rivelata una buona idea? No, e in questo caso in auto ci va James Caan, ma attenzione, non è pericoloso, al contrario è un povero Cristo. Faceva l’atleta ma si è spaccato la testa e adesso è praticamente un bambolotto cresciuto che quello che gli dici quello fa. Shirley Knight un po’ ne è incuriosita e un po’ infastidita. Caan infatti è come una piattola, innocuo sì ma lei vuole sbarazzarsene, così lo porta da un conoscente affinché gli trovi lavoro. Andata via di corsa da questa rogna, viene fermata per eccesso di velocità. Il poliziotto è Robert Duvall pre-padrino, che vuole abbonarle la multa passando con lei una sera a casa. La Knight non ragiona e ci va, anche se questo vuol dire tornare di nuovo sul luogo dov’è Caan. La sera succede un casino, e ci scappa il morto.
La mia droga si chiama Julie” di Truffaut con Belmondo e Deneuve. Dunque Belmondo si sposa per corrispondenza. Per quanto difficile da credere non trova moglie e si è affidato agli annunci matrimoniali. Inutile dire che quando davanti si trova la Deneuve non crede ai suoi occhi ed è amore a prima vista. I due si sposano e vanno a vivere insieme. La Deneuve però è una fetentissima ladruncola, e fatto fesso Belmondo se ne va con tutto il suo conto in banca, che è pure tanto dato che Belmondo è imprenditore pieno di soldi. A questo punto Belmondo potrebbe maledire la moglie oppure mettersi sulle sue tracce, e così fa. Dopo un po’ la ritrova e fa per ammazzarla, ma stiamo pur sempre parlando di Catherine Deneuve al culmine del suo splendore, uno non clicca sul grilletto così facilmente, mi dispiace. E inoltre mancano ancora 30 minuti di film.
Quel freddo giorno nel parco” è uno dei primi film di Robert Altman con Sandy Dennis, icona assoluta della seconda metà degli anni ’60. Alla domanda dimmi l’attrice di cult di fine anni ’60 nomino la Dennis. Qui pare che Altman volesse la Bergman ma lei ha rifiutato lo script ritenendosi offesa del materiale. Così Altman lo passò alla Redgrave la quale suggerì il nome di Sandy Dennis. E così Sandy un giorno guarda dalla finestra e vede un ragazzo sotto la pioggia sulla panchina del parco, così zuppo che ne è mossa a compassione. Prende l’ombrello e va da lui offrendogli di entrare in casa ad asciugarsi. Il ragazzo ci sente, ma non parla, per la Dennis è perfetto: gli puoi dire tutto e non ti contraddice mai. Gli procura vestiti, un bagno caldo, la stanza degli ospiti, gli fa da mangiare. Il ragazzo è divertito da questa situazione, anche se un po’ sconcertato. Il problema è che la Dennis pensa bene di chiuderlo dentro a chiave. Praticamente Misery non deve morire. Mangiata la foglia, lo sventurato scappa, ma la Dennis lo ritrova ed è disposta a tutto pur di riavere il suo bambolotto.
La terza fossa” è un thriller con Geraldine Page e Ruth Gordon. Geraldine Page era bravissima, veramente, parliamo di quel livello di “bravissima” che hanno poche attrici, capaci di muovere il sopracciglio destro di 2 millimetri facendoti in quel momento capire tutta la trama. Questo non sarà il film più bello della Page, ma è un corso accelerato di recitazione. Poi, giustamente, le sue spalle sono altri due pezzi da novanta e cioè Ruth Gordon e Mildred Dunnock. Comunque, la Page qui è una pazza che fa fuori le sue governanti. Prima le tratta una vera merda, e poi quando si è stufata le uccide, scava una fossa nel giardino e ci pianta un albero giusto per tenere il conto. Così quando fa fuori la mansueta Dunnock, Ruth Gordon decide di fingersi governante per capire come mai la cara Mildred non è più tornata a casa. Scova tutti gli indizi, ma Geraldine Page ha le antenne che funzionano perfettamente, e non si fa abbindolare facilmente. Povera Ruth Gordon.
Fiore di cactus” di Gene Saks con Walter Matthau, Ingrid Bergman e Goldie Hawn è un tardivo esempio della commedia hollywoodiana classica, quelle che andavano negli anni ’30. Matthau è un dentista sciupafemmine, la Bergman è la sua infermiera e segretaria, da sempre segretamente innamorata del dottore. Ora Matthau spinge troppo sull’acceleratore e vuole scaricare la sua ultima fiamma, cioè la giovane Goldie Hawn, che ha gli occhioni da cerbiatta, e chi incarica di escogitare il modo più adatto? La Bergman. Lei quindi viene coinvolta suo malgrado nei giochi del principale, ma saprà volgere la cosa a suo vantaggio. Qui la Bergman è strepitosa, è rarissimo che abbia avuto ruoli comici, anzi a parte questo su due piedi non ne ricordo altri, ma il ballo del dentista mi fa morire dal ridere. Brava.
Stephane una moglie infedele” è ancora un thriller di Chabrol con Stephane Audran, Michel Bouquet e Maurice Ronet ed è nella mia top 5 dell’anno, anche se il titolo non mi piace. Comunque Bouquet e Audran sono una coppia felice, così crede lui. Un giorno lui accompagna la mamma all’auto e lei si è scordata gli occhiali, così torna in casa per riprenderli e c’è la Audran al telefono, visibilmente sorpresa. Che vuoi fare Jago, Bouquet ormai gli si è acceso l’interruttore del dubbio. Inizia quindi a controllare con più accuratezza la vita della moglie, solitamente lasciata a casa tutta la giornata. Lei racconta delle sue uscite con amiche, dello shopping, dei massaggi, del cinema, e Bouquet annuisce. Ma oramai non ci crede più. Contatta un investigatore per far pedinare la moglie, e… sorpresa!, ha l’amante veramente ed è Maurice Ronet. Bouquet quindi molto gentilmente un giorno bussa alla porta di Ronet e dice salve piacere di fare la sua conoscenza sono il marito di Stephane, bella la sua casa! Da non perdere assolutamente tutto il dialogo tra i due. Dopo tanti scambi di cortesia Bouquet porta a casa la giornata, diciamo così. Ora bisogna capire se riesce a tornare alla normalità, e cosa ne sarà della moglie. Gran film!
Non si uccidono così anche i cavalli?” è un film di Sydney Pollack ambientato negli anni ’30, con un cast nutritissimo, capitanato da Jane Fonda, poi Michael Sarrazin dagli occhi azzurri, il veterano Gig Young, l’altro veterano Buttons, l’emergente Bruce Dern e l’esordiente Bonnie Bedelia vent’anni prima di Die Hard. Questo film ricordo di averlo visto in tv da bimbo, secoli fa, ma avevo rimosso tutto. Così quando l’ho rivisto mi dico “uh la maratona di ballo! Dove l’ho già vista?”, “uh guarda ora non ballano li fanno correre, ma io questa scena l’ho vista!”, “uh la coppia con lei incinta che fa di tutto per vincere… me lo ricordo!”, e sinapsi dopo sinapsi mi son ricordato che l’avevo già visto. Solo che quando ero piccolo ricordavo di essere coinvolto dalla trama, ma non mi ricordavo assolutamentissimamente che fine faceva Jane Fonda. Così sono stato sorpreso e mi è piaciuto due volte: uno perché è un bellissimo film e due perché mi ha fatto venire in mente le buste di latte a forma di piramide sul ripiano della cucina e il carrarmato Perugina.
Kes” di Ken Loach è un film in cui c’è un ragazzino che vive con la madre che lo trascura e il fratello maggiore, un buzzurro che lo maltratta. A scuola è bullizzato, e ha il peggior repertorio di insegnanti mai visto, eccetto forse 1 che lo prende in simpatia, e meno male sennò era fantascienza. Il ragazzino si chiama Casper e come unico momento di serenità ha quello in cui addestra un falco che ha trovato in compagna. È bravo e paziente e per qualche attimo vive la sua età in modo spensierato. Purtroppo non è che siano tanti quei momenti: deve andare a lavorare, fare le commissioni per il fratello, subire tutte le immancabili punizioni a scuola e infine può tornare a casa. Un giorno rifiuta di giocare ai cavalli per conto del fratello, il quale neanche a dirlo avrebbe vinto una buona sommetta, e furibondo decide di riempire di botte Casper. Il bimbo scappa, ma il fratello ha un altro modo per vendicarsi. Per fortuna questo film non dura tanto perché c’è un limite al numero di soprusi a cui uno può assistere, anche se in fiction, ma il problema è che nel momento in cui finisce il film ti accorgi che vorresti continuasse per avere soddisfazione, ma è del tutto inutile, così ci rimani da schifo.
Bob & Carol & Ted & Alice” è un film di Paul Mazursky con Natalie Wood, Robert Culp, Dyan Cannon ed Elliot Gould. Culp e Natalie Wood sono sposini in cerca di nuove esperienze, e partecipano a una specie di terapia di gruppo in cui ciascuno deve esternare i propri sentimenti e poi tutti si vogliono bene e si abbracciano. Ne escono motivati a dirsi ogni cosa e a non giudicare il compagno. Bob Culp pensa bene di avere un’avventura amorosa e come se niente fosse lo dice alla moglie, la quale non batte ciglio. I due amicissimi Ted & Alice stanno vivendo anche loro un momento di transizione ma sono una coppia affiatata, solo che sembrano meno aperti a certe esperienze. Quando la Wood dice agli amici che il marito ha avuto un’avventura, la Cannon va giù di testa mentre Gould se ne torna a casa tutto eccitato. Imperdibile la scena in cui Gould vuole fare sesso mentre la Cannon non ha voglia, credo sia la scena che è valsa a entrambi la nomination all’oscar. Insomma le cose sembrano essersi normalizzate, ma un giorno Culp torna a casa e scopre la Wood ha pensato bene di avere lei la sua avventura. Una cosa tira l’altra, e i 4 amici finiranno nello stesso letto, ma non è una buona idea. Mai vista la Wood più bella che qui, Culp dal canto suo per una volta si è fatto crescere i capelli lunghi, mentre la Cannon è quella che mi è piaciuta di più.
Un uomo da marciapiede” è la storia di un ragazzo texano bello e ingenuo, Jon Voight, che lascia il suo lavoro di lavapiatti e va a New York in cerca di fortuna. Ha sbagliato città, epoca, e ha sbagliato sogni. Se fosse in reddit sarebbe in iamverybadass. Invece, flashback dopo flashback, scopriamo che ha vissuto con la nonna, che lo piazzava a letto tra sé e i suoi amanti, scopriamo che lui e la ragazza sono stati vittima di uno stupro, scopriamo che ha subito traumi di ogni genere. I suoi stivali, le sue camicie e il suo cappello sono freschi e puliti, la prima cosa che vediamo di lui è che si fa la doccia, pensa che a New York le donne gli sbavino dietro, in fondo lui è cresciuto con la nonna che cambiava un uomo a settimana, cosa ne può sapere, ma invece finisce che nel giro di pochi giorni le sue speranze sono distrutte. La gente non lo considera proprio, vanno a una velocità diversa. È un alieno. È stato tremendo assistere a quelle scene, questo film ti sbatte in faccia la distruzione delle speranze, l’incapacità di guardare in faccia la realtà in un modo violentissimo. Voight finisce a vivere in una stamberga squallida e fetente con l’unico amico che si è trovato, Dustin Hoffman che zoppica e tossisce malamente, Dio mio, mentre faceva quella tosse io gli volevo prestare le mie mascherine, il Covid ci ha rovinati. New York si abbatte su questi due come un morbo: la metro è inquietante, i vicoli hanno i vetri per terra, nessuno è ciò che sembra e come dice Sylvia Miles "la Statua della Libertà si è fatta una pisciata a Central Park". I due poi vanno a una festa in una casa che ha le scale ripide come ne “La folla” di Vidor, quando muore il figlio ai protagonisti. Quando Schlesinger ha inquadrato quelle scale mi è venuta la pelle d’oca, e ho capito tutto.
Questo film (e Easy Rider pure) è un primitivo esempio anche di film in cui la colonna sonora non è scritta appositamente ma è fatta da canzoni già esistenti e questo lo rende modernissimo. Mi ha spalancato la porta degli anni ’70, non vedo l’ora.
submitted by yabluz to italy [link] [comments]

Resumen Semanal de Noticias XIII

Hola, y bienvenidos al Resumen Semanal de noticias Número 13, correspondiente a la tercera semana de noviembre de 2020.
TL;DR: acá está el video.
DOMINGO:
LUNES:
MARTES:
MIÉRCOLES:
JUEVES:
VIERNES:
Cerramos el resumen con los números de la pandemia:
Si les ha gustado este resumen les agradecemos por sus comentarios y compartidas. Como ya lo hemos dicho no hacemos esto con fines de lucro, pero si alguno quiere hacernos una donación por cafecitos será más que bienvenido. Muchas gracias por todo.
Chao.
submitted by guillepaez to argentina [link] [comments]

Quali considerazioni per l'acquisto di una casa indipendente?

Ciao redditors!
Dopo aver letto il post del caro u/focasecca, mi sono ricordato improvvisamente che per il 99% della mia vita anche io ho vissuto una esperienza non dissimile alla sua, pur non avendo mai agito se non facendo "più casino" di chi faceva casino in primis (perchè altro, a mio avviso, non si può fare),
guardando il futuro, sono sempre più convinto di voler acquistare una casa il più indipendente possibile: Ovvero se non una casa indipendente per i cazzi suoi, quantomeno una villa a schiera con giardino e/o garage, o una opzione che non mi faccia avere vicini sopra e sotto me quantomeno, in un paese o comunque zona non densamente abitata, perchè non sono particolarmente socievole e reputo la casa come un tempio sacro, che non deve essere disturbato da fonti esterne indesiderate (così come IO potrei essere una fonte esterna per altri, d'altro canto!)
E guardando in giro queste possibilità ci sono! sub-200K ho visto case indipendenti, ville o ville a schiera nella mia zona di interesse (provincia di Torino).
Solo che mi sembra tutto troppo.... facile? Qual'è l'inganno? Dov'è la fregatura, mi chiedo? Ed ecco il perchè scrivo questo post: Per chiedere chi ha vissuto nel contesto in cui io vorrei vivere, cosa effettivamente sono quelle cose che uno non sa o non pensa di dover fare, o comunque considerazioni da non dover fare in contesti più semplici (es: appartamento in condominio).
Grazie a chi mi darà un input sulla questione! C'è sempre da imparare in questo subreddit, per fortuna dico io.
submitted by ps5cfw to italy [link] [comments]

Streak 21: La ganadora

En nuestra oficina era una mujer que siempre jugaba la lotería. Cada semana compraba diez boletos, y usualmente ganaba una chichigua que era menos que la suma que había gastado. De vez en cuando ganaba más, y siempre armaba un showcito vociferando sobre el $50 o $100 que iba a usar para hacer tantas cosas importantes o diversiones. Obviamente no hice la contabilidad de su vicio pero todo el mundo estaba seguro que a la larga despilfarraba mucha más plata que recobraba. La lotería functiona así como los casinos, si la mayoría de los jugadores ganaran quién la efectuaría?
Un día ella finalmente coronó. Un chillo fuerte retumbó de su cubito, seguido por ella anunciando que tenía un boleto que valía $5,000. Lo demás la rodearon para felicitarla y preguntarla que tipos de planes tenía con este billetico. En la pausa del almuerzo ella salió corriendo para la sede de la lotería, y todos sus compañeros de trabajo entendían porque cualquiera arrancaría enseguida para coger el botín.
Volvió en dos horas con mucha rabia y lágrimas corriendo. Ha descubierto que su marido debía mucho a su ex-esposa para cuotas alimenticias, y el estado siempre se apodera de ganancias grandes de la lotería. Lo peor era que no solamente regresó sin sus ganancias, sino tambíen necesitaba pagar impuestos para las ganancias que no recibían. Que cambio de fortuna tan berraco!
submitted by SomewhatCleanPelican to WriteStreakES [link] [comments]

L'Italia non può dipendere dalla Lombardia (e viceversa)

[Avvertenza: questo topic-rant vuole nascere per canalizzare la discussione che si sta creando in vista della fase 2 (o meglio fase 1.2) e si prega di non insultare nessuno, da entrambe le parti]
La verità sta spesso nel mezzo, anche quando si parla di risposte al COVID-19. Penso che nessuno sano di mente avrebbe mai pensato che dal 4 Maggio in poi, anche nelle regioni con pochissimi casi, si sarebbe tornati alla vita di prima. E' ragionevole e giusto aprire attività non essenziali come bar e ristoranti solo dal 1 Giugno e porre degli elementi di sicurezza in attività che normalmente richiedono la presenza fisica e ove è impossibile avere distanza sociale consigliata. Questo, insieme a misure economiche per calmierare i prezzi e lasciar navigare chi ha queste attività, è sacrosanto, deve valere in tutto il territorio nazionale e sarà una costante della vera Fase 2.
Ma onestamente il decreto esplicitato in diretta Nazionale da Conte suona solo come un contentino a chi, per fortuna o per buona gestione, ha ormai già superato la fase 1. Il nuovo decreto riapre alcune attività e permette d'incontrare i parenti. Ciò però non è altro che l'estensione della fase 1, ove le attività essenziali sono state sempre attive e per determinati cantieri si poteva anche chiedere la proroga, mentre per vedere i parenti e i nonni si poteva fare tranquillamente con autocertificazione (che tra l'altro rimarrà) per giustificato motivo di salute. I vari meme e altro non sono che lo specchio di questa sensazione e del risultato controproducente che porterà questa fase 2 a essere sottovalutata.
Allora perchè tutto questo? Perchè la prima regione industrializzata d'Italia è il focolaio principale e non si ha il coraggio, volontà politica o altro, di lasciar scorrere più facilmente in questo periodo l'economie regionali diverse dalla Lombardia, per paura di contrastare Confindustria e l'accentramento industriale lombardo. Diventa paradossale come il paese che ha creato praticamente il motore del paese in una sola regione si faccia rendere ostaggio di esso. Il sunto percepito è: la vostra vita, la vostra economia, i vostri soldi sono inferiori, pur essendo tutti noi insieme in un paese unico, a quello della Lombardia.
Chiarisco inoltre che non si tratta di questione Nord vs Sud: ci sono tante regioni al Nord, come Veneto e FVG, che anche loro potrebbero riaprire dal 4 maggio con misure meno restrittive. Si tratta quindi di un'idea sbagliata che, pur partendo da un sunto giusto (siamo tutti uguali in questo paese e se una regione ha bisogno di stare più ferma anche le altre dovrebbero) porta alla conclusione opposta. Sono diversi gli scenari che potrebbero accadere nel mese di Maggio - sperando che a Giugno la Lombardia arrivi al resto d'Italia.
1 - La Fase 2 viene sottovalutata da tutti e si parte con la seconda ondata anche prima di settembre
2 - Le Regioni con contagi prossime allo zero provano ad allentare le misure, incostituzionalmente, e si apre una crisi regioni vs stato su basi giuridiche anche legittime
3 - Il focolaio si sposta nuovamente, anche in regioni del Centro e del Sud, e o si ricomincia nazionalmente tutto o si rendono conto le chiusure devono essere fatte regionalmente, aumentando però l'astio nei confronti delle regioni che prima hanno goduto del beneplacito nazionale
In definitiva, queste mezze misure non sono che lo specchio di un'Italia che si è fondata sul prodotto industriale e terziario creato in una sola regione. Questo co-dipendenza e assorbimento è forse anche il fulcro di tanti problemi del bel paese, che, come ogni crisi rivela nel suo dispiegamento, sono ancor più evidenti.
La stessa area metropolitana di Milano da anni assorbe una forte immigrazione lavorativa, principalmente di alto livello, da tutto il paese (si pensi che la composizione del personale sanitario lombardo è fatta almeno per il 30% da operatori del Sud Italia), lasciando uno squilibrio fondamentale che porta a decisioni del genere. Ciò che vuol dire che la giunta regionale lombarda, che, tra sfighe e mala gestione del contagio, ha fatto in modo che si superasse una soglia critica della diffusione, ha potere, ormai costituzionalmente riconosciuto, superiore rispetto alle sue mansioni e alla sua sfera d'influenza locale, condannando, in un ciclo perpetuo fino al punto di rottura violento, altre regioni di tutto il paese ad avere una produzione socio-economica inferiore e ad entrare in co-dipendenza. Questo è un problema anche per chi è locale in Lombardia, la cui economia e funzionamento di tale dipende esclusivamente da fattori nazionali e non da decisioni e reiterazioni comportamentali della classe imprenditrice, come per esempio in Veneto (con tutti i difetti eh).
La realizzazione di ciò, dell'essere tutti i cittadini di seconda o terza categoria, per un ciclo che si autorigenera di accentramento produttivo in una singola regione, è ciò che sta facendo incazzare tutti quanti.
Aggiungo, alle fine di questo rant, una postilla nei confronti del Sud Italia. Ad inizio emergenza si gridava, questa per una schadenfreude di dubbie origini, di come presto il Sud sarebbe diventato un lazzaretto. Questo non è successo. Ciò che invece è successo è la campagna smerdatica su ogni cosa che accadesse dal Po in giù: prima erano i mercatini della Pignasecca, poi l'elicottero a Palermo, poi che siamo inferiori, poi Mentana che fa "anche a Napoli ci sono eccellenze", poi vari presentatori che si sorprendono che la gente può essere civile anche sotto al Gran Sasso, poi insulti perfino rivolti alla sanità campana, non si sa perchè, visto che il Cotugno è l'unico ospedale epidemoliogico in Europa senza casi tra il personale sanitario o il Pascale è il primo ospedale ad aver creato in Italia una procedura standard per un farmaco sperimentale. Non vi saprei dire perchè s'insiste su questa narrativa estrema che parte da casi accertati e sinceramente veri di bolle di popolazione incivili, ma diventa una bolla giornalistica di per sè; non penso ci sia nessun complotto, nessuna voglia di smerdare una parte del paese, forse un po' di razzismo malcelato, ma più probabilmente, la consapevolezza e la voglia del giornalismo italiano di continuare a vendere l'idea Sud bad perchè porta più click ed è una cosa lontana da molte redazioni laziali e milanesi. E molti, anche qua dentro, ci cascano spesso. V'invito infatti a riflettere come, nonostante tutto questo casino, in prima pagina su Repubblica come primo titolo c'è un articolo su una guardia giurata morta a Napoli in una sparatoia - cose che succedono ahimè in tantissime città, anche ora, ma che per qualche motivo ora è più importante di ogni notizie sul COVID.
TL;DR Il discorso di Conte evidenzia problemi sull'accentramento economico della Lombardia che dobbiamo affrontare prima di avvere al punto di rottura.
submitted by Gigaktor to italy [link] [comments]

Di come un tassista bulgaro mi salvò la pellaccia [Parte 1 di 3]

[L’itinerario che seguirò in questo breve racconto non sarà precisamente quello che feci all’epoca, cercherò di essere stringato e di seguire solamente le tappe principali di quel viaggio che mi cambiò la vita, per amor di sintesi salterò diversi paesini e particolari. Le tappe saranno: Trieste - Zagabria - Sarajevo - Belgrado - Sighetu Marmației - Sofia - Istanbul - Kulata - Salonicco - Atene - Patrasso - Ancona]
Avevo compiuto da poco 20 anni quando decisi che quell’estate avrei visitato tutti quei paesi che negli scorsi anni non avevo avuto modo di visitare. I soldi c’erano, non moltissimi, ma a sufficienza per tanti spostamenti, avevo calcolato parecchie notti in tenda e in treno, avevo due o tre contatti in Romania e a Belgrado, e l’unica cosa di cui ero certo è che sarei partito da Trieste a Giugno, per il resto sapevo solo che volevo scoprire quanto più possibile dell’est Europa. L’idea del budget me la feci studiando le tratte e i cambi di moneta, feci la somma di tutte le tratte in treno che avrei dovuto fare, comparai con bus e mi informai su internet in merito agli autostop, mi calcolai non più di 15€ al giorno per mangiare, e consideravo che in posti come il Maramureș ne bastano anche 4€. Sebbene i tanti calcoli che comprendevano anche un possibile traghetto finale rimasi comunque a corto di soldi negli ultimi giorni, rischiando pure di rimanere bloccato al confine tra Bulgaria e Grecia.
Comincio col dire che non sono di Trieste, per essere esatti all’epoca vivevo a poco più di 400 km dalla città, ma c’era più di un motivo per partire da lì: conoscevo un posto dove poter dormire senza pagare, per caso c’era in centro un mio carissimo amico ad aspettarmi, e poi Trieste è bellissima. Un po’ di autobus un po’ di autostop e arrivai in città cercando subito il posto dove mi sarei sistemato per la notte, era una scuola gestita dai Gesuiti dove partivano molte missioni umanitarie. Non ricordo benissimo l’ubicazione ma se dovessi tornare a Trieste credo ritroverei quel posto, era relativamente vicino al giardino Muzio de Tommasini, salendo per via Fabio Severo, poco prima dell’Università. Giuseppe era piuttosto esperto di viaggi verso l’est, all’epoca era nella Lega Missionaria Studenti, un gruppo di fanatici attivisti religiosi che non mi andavano per nulla a genio, ma Giuseppe era diverso, lui non era con quelle persone perché smosso da chissà quale impeto moral-religioso, macché, lui era lì tutte le estati per un semplice motivo: la fica. Certo, era bello aiutare gli anziani e gli orfanelli, ma anche sbatterglielo in culo alle giovani purissime missionarie era per lui motivo d’orgoglio. Quella notte fu impossibile dormire a causa del pavimento della scuola, butterato e con diversi strati di polvere, avrei dovuto comprare un materassino più solido per il sacco a pelo, ma all’epoca avevo paura a caricarmi troppe cose, avevo l’idea che se avessi cominciato con i materassi di lusso e i cuscini a prova di fulmine mi sarei presto ritrovato a scarrozzarmi comodini, sveglie meccaniche, forni a microonde e impianti hi-fi. Ero un coglione. Così forzai Giuseppe a passare la notte per le strade di Trieste, dove inscenammo un finto litigio al giardino lì vicino.
[N.d.A: questo è un nostro cavallo di battaglia, lo chiamiamo semplicemente “Alice”. “Alice” in pratica è un esercizio d’improvvisazione teatrale di nostra invenzione, quando uno dei due chiede all’altro: «Ma come sta Alice?» è il segno che si vuole cominciare, è regola che non ci si possa sottrarre alla sfida indipendentemente dal contesto. L’idea è che chi ha chiesto per primo come sta Alice sia anche interessato romanticamente alla suddetta, mentre chi risponde deve costantemente sviare oppure parlare di altre Alice confondendo il più possibile l’interessato. Più volte, dopo un’escalation di equivoci e battibecchi, abbiamo finito urlandoci l’uno contro l’altro per poi, dopo pochi passi di sfida, abbracciarci solennemente, tra gli applausi oppure lo sconcerto generale. L’ultima volta che è successo è stato tre anni fa, lo presi parecchio di contropiede, anche perché ero testimone al suo Matrimonio.]
Senza aver quindi dormito partii per la Croazia, dove restai qualche giorno nei dintorni di Zagabria. Una cosa che notai subito fu la furia assassina con la quale gli autisti dei bus croati viaggiavano, temevo per la mia vita ad ogni sorpasso, l’autista per le curve seguiva la traiettoria di una Formula 1 all’ultimo giro utile di qualificazione. Il paesaggio sloveno che superai lo conoscevo già, avendo tempo addietro sostato a Maribor, una bellissima città fiorita sul Drava. L’ostello che trovai vicino alla stazione centrale costava poco e nei dintorni c’erano molte zone dove ci si poteva accampare, d’estate per fortuna viaggia molta gente per cui non si era mai davvero soli. In città mi feci fare un cappello da un artigiano, il mio pessimo slavo e il suo terribile italiano non furono particolarmente d’impaccio. Ebbi in quei soleggiati giorni l’occasione di visitare il Museo d’arte Moderna, rimanendo impressionato non tanto dal Liberty croato (di grande pregio e dalle magnifiche intuizioni cromatiche, un continuo scontro tra paesaggi algidi e freddi e intarsiature dorate) quanto dall’incredibile catalogo di artisti avanguardisti. Poter vedere le opere di Anto Jerković dal vivo mi ha fatto molto riflettere sulla qualità dell’Informale europeo, sulla diversità degli stili e l’influenza immensa di van Gogh e Yves Klein sull’arte pittorica contemporanea [anche se, a onor del vero, il più originale interprete di Klein per me resta il californiano Don Van Vliet]. Una sera che ero per la Ulica Ivana Tkalčića, mi misi ad ascoltare una band garage in uno dei tanti locali della via, feci velocemente amicizia con una coppia e parlammo tutta la notte de Le ballate di Petrica Kerempuh mentre io ero reduce dall’apocalisse grammaticale di Viaggio al termine della notte. Céline mi accompagnava in quei giorni, quando non disegnavo sul mio taccuino lo leggevo avidamente, prendendo appunti come faccio sempre a bordo pagina, sconfinando nei paesaggi di una Francia oscena e decadente mentre attorno a me i giovani sembravano aver dimenticato il suono delle bombe di un decennio fa.
Partì per Sarajevo che era giorno, prendere i treni-notte mi sembrò una grande idea per diversi motivi: il primo era che costavano poco e mentre ti spostavi potevi dormire, il secondo era che essendo estate erano tanti i giovani che facevano Interrail o robe così, il solito discorso, meglio stare sempre in compagnia. Peccato che a discapito della mia geniale intuizione quasi tutti i viaggi su rotaia si rivelarono dei pandemoni hippie, dove la gente beveva e fumava tutta la notte gozzovigliando al suono della peggior musica balcanica. Per carità, sempre meglio dei Modena City Ramblers, ma comunque uno stupro per le mie orecchie all’epoca dedicate al dolce suono dei Minutemen e di Iannis Xenakis. In quel viaggio per Sarajevo mi ritrovai in cabina con un gruppo di francesi veramente molesti. A parte il continuo far casino, che potevo benissimo capire, era lo “stile” a destarmi irritazione. Giocavano a orribili giochi di società per smartphone, di quelli dove devi riconoscere il marchio famoso e scriverne il nome o boiate simili. Nessuno di loro, fra l’altro, aveva la benché minima idea di chi fosse Luis-Ferdinand Céline. Beh, ero uno snob di merda, portate pazienza, avevo anche appena 20 anni, oggi probabilmente romperei meno i coglioni e giocherei con loro. La notte tentai di dormire ma non servì a molto, perché appena mi addormentai ci fermarono alla dogana. Fu un viaggio tosto, passai molto tempo nel corridoio mentre la notte ingoiava ogni residuo stellare, ballavo, pisciavo nel lavandino (il cesso era intasato di lattine di birra), pensavo a com’era bello il mio cappello artigianale e a quanto fossero grandi i corvi croati.
Una delle prime cose che imparai della Bosnia ed Erzegovina è che “barbiere” si scrive “Freezer” e questo mi faceva ridere da matti. Arrivati alla stazione di Sarajevo ero a pezzi e pieno di rancore per i francesi scassa-balle, erano le 4 e mezza del mattino e non c’era anima viva, se non un tipo piuttosto giovane e pelato che mi venne subito incontro chiedendomi in un buon inglese se avevo già dove dormire in città. Allora ragazzi: non fidatevi mai di gente che aspetta i turisti alle stazioni, se vi va di culo finite come tra poco vi racconterò, se vi va male… vi va male. Comunque io ero cotto e avevo bisogno di un giaciglio vero, per cui accettai la sua offerta di portarmi al suo “ostello”. Mentre eravamo in auto il tipo ricevette una telefonata, capii che mi riguardava ma non riuscivo a decifrarne il contenuto. Ad un certo punto il tipo mi guardò e mi disse che c’era un problema: gli sono rimaste due camere ma siamo troppi maschi e ci sono due ragazze, la sua collega ha infatti intercettato dal mio stesso treno un gruppo di cinque francesi. Considerando di aver ballato e bevuto per tutta la lunghezza del treno sapevo benissimo che l’unica comitiva di testosteroni francesi non poteva che essere la mia. Insomma, dice il tipo, qualcuno deve dormire con le ragazze olandesi che sono già in ostello, mentre gli altri andranno in camera con due anziani. Indovinate quindi con chi feci andare i francesi. L’ostello non era tale, o meglio, era un luogo con quattro pareti e un soffitto, ma era osceno. Era tutto in cemento vivo, non sembrava nemmeno finita la struttura con tutte le armature in ferro ben visibili e arrugginite. Il pavimento della camera che dividevo con le olandesi era spaccato e in salita. La mia prima mattina in quel posto resta una delle mie sveglie più assurde ed improbabili. Seduti su una sorta di terrazza che sembrava stare in piedi con lo sputo ci siamo io e le olandesi a mangiare una buona colazione portata dal proprietario, ma quando si presentano i francesi non riesco più a mangiare. Arrivano, tutti pallidi e visibilmente stanchi, assieme ai loro due compagni di camera: due stravecchi raggrinziti vestiti (non sto scherzando) da gendarmi nazisti, con tanto di fascia al braccio. Decisi in quel momento che non mi andava di passare troppo tempo in ostello.
Sarajevo è una città straziante, sotto il suo strato di cemento e polvere si celano le nevrosi e le tragedie di troppe guerre e conflitti. Visitai poco la parte turistica della città e dedicai parecchio tempo alle periferie e ai borghi a causa del loro fascino umano. Visitai anche le città limitrofe, scoprendo diverse bellezze del paese. Una sera, passeggiando, con la coda dell’occhio vidi un uomo disteso malamente su una scalinata. Pensai fosse morto o robe così, e andai a controllare se era il caso di chiamare aiuto. Il tizio era grosso e puzzava di alcol, respirava pesantemente e provai ad alzarlo. Mi ci volle un po’ ma lo misi a sedere. L’uomo, cominciò a raccontarmi in un buon italiano, aveva lavorato da giovane a Firenze dove aveva passato i migliori anni della sua vita, come un classico immigrato in cerca di fortuna. Tornava poco nel suo paese, ma abbastanza per farsi una famiglia. Purtroppo la distanza e la sua voglia di viaggiare non furono un sufficiente collante, e ora da qualche mese cercava di riallacciare con la sua unica figlia, inutilmente. Era caduto in depressione e non faceva altro che bere. Lo riaccompagnai a casa, un piccolo appartamento di periferia, bianco fuori e con delle orribili luci verdi all’interno. I muri sembravano di cartapesta, pieni di crepe dalle quali sbucavano fuori insetti di ogni forma. C’erano parecchie bottiglie a giro e DVD di film italiani, tra cui Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi. Come per Giovanni delle Bande Nere anche per il mio nuovo amico sembrava non ci fosse molta speranza, era tornato a casa per ritrovare la famiglia, ma sua moglie l’ha rinnegato e la figlia non voleva parlarci. Non bevvi quello che mi offrì, e parlammo fino a notte inoltrata, prima di salutarci per sempre.
In un altro vicolo della città in cui mi persi in quei giorni plumbei venni attratto da dei rumori curiosi, come di vecchie VHS. Girando un sudicio angolo scoprii questo posto che sembrava strappato dalla realtà circostante. Era una sorta di pub collassato su se stesso, pieno zeppo in ogni centimetro di vecchissimi mobilii, cornici, set di tazze e tazzine, lampadari di ogni genere e non tutti appesi al soffitto che ne era comunque saturo, tutto sembrava dorato e riflettente, specchi arrugginiti e deformanti, sedie di ogni dimensione e colore, tutte antiche, come anche i tavolini e il bancone. Ma la cosa più strana era la presenza di decine di vecchi televisori, tutti accesi, dove delle videocassette mandavano scene della vecchia Sarajevo. Ero stordito e ammaliato da tutto questo. Nero, così si faceva chiamare il proprietario, era piuttosto giovane, mi spiegò che era figlio della più famosa coppia di antiquari della città. Lui non aveva mai vissuto molto a Sarajevo, era infatti un viaggiatore anch’egli, pieno di aneddoti spassosissimi resi ancora più ilari dai buonissimi rum che continuava a versarmi. Purtroppo i suoi genitori vennero a mancare l’anno prima, e così si ritrovò con garage e garage pieni delle cose più strane e improponibili. Decise quindi di trasformare il vecchio negozio dei suoi genitori in un locale dei più eccentrici mai visti. Dopo qualche ora s’era fatta una certa e io avevo fame e chiesi a Nero quale fosse la miglior baracca della zona dove rifocillarsi a dovere, lui mi indicò la porta esattamente di fronte al suo locale. Gli dissi che non mi andava di mangiare a casa di qualcuno, preferivo un locale o comunque un postaccio dove poter degustare qualche specialità. Allora mi prese per mano e mi portò al portone, bussò e ci aprì un cameriere. Ok, allora è un ristorante, senza insegna ma ok. Alla vista di Nero il cameriere iniziò a tirare fuori tavolini e sedie, apparecchiando in mezzo alla stradina, dopo poco mi prende e mi fa entrare in quello che chiaramente è l’androne di un normalissimo condominio, scendiamo delle scale a chiocciola che, normalmente, porterebbero ad uno scantinato, e dove invece risiedeva una piccola ma ordinatissima e pulitissima cucina. C’era un cuoco e il suo sous-chef, stavano preparando cose inimmaginabili per il mio limitato olfatto. Mi chiese cosa mi andava di mangiare e io gli dissi che mi fidavo pienamente di qualsiasi roba potesse uscire fuori da quello sgabuzzino. Feci strabene. Mi portarono quello che, ad oggi, è il più buono, tenero, burroso e gustoso filet mignon al pepe verde che abbia mai divorato. Quella cena me la pagò Nero di soppiatto, costringendomi moralmente a tornare la sera dopo accompagnato dalle due olandesi che letteralmente impazzirono per il posto. Vorrei tanto ricordarmi di preciso dove fosse ‘sto locale, ricordo solo che era una traversina di una parallela di Mula Mustafe Bašeskije, nient’altro.
Un’altra cosa che mi colpì molto della città fu la famosa piazza Baščaršija su cui si affacciavano rispettivamente una moschea e una chiesa ortodossa. Mi sporsi alla moschea e potei seguire tutta la funzione. Le enormi scritte sui muri dipinte su dei semplici tendaggi mi ricordarono quanto la Parola per gli ebrei e gli islamici abbia un valore diverso e catartico, i cristiani infatti credono che il Verbo si sia fatto Carne, ed in questo Cristo rappresenta il tramite per il divino, non più Profeti ma direttamente la Parola che respira come noi. Nella moschea invece la Parola prendeva forme e colori diversi ma rimaneva Parola, e anche se salmodiata con ipnotica intensità si poteva avvertire tutto il suo peso morale. Oggi, studiando sopratutto testi del buddismo c’han e dello zen giapponese che ne deriva, scorgo ancora più malinconia in quelle religioni che si appigliano alla Parola con strenua fedeltà. La paura e la povertà fanno prosperare le religioni, che serpeggiano tra tappeti, sedie e simulacri, s’aggrappano alla mortalità e promettono una fine alle sofferenze. È una vita sacrificata sull’altare della morte.
Quando arrivai a Sarajevo avevo in mente un preciso itinerario, ma decisi di sostare in Serbia prima di andare in Romania, anche se mi era stato sconsigliato da Giuseppe mentre ero a Trieste. Presi un altro treno notturno assieme alle due ragazze olandesi che bevvero vodka per tutto il tragitto. Quando mi svegliai il paesaggio era cambiato drasticamente: villaggi ridotti ad una fatiscente miseria si accavallavano uno dietro l’altro mentre ci avvicinavamo a Belgrado. Ricordo che l’aria era torbida e colorata di un pesante ocra.
[FINE PRIMA PARTE, scusatemi ma sono un po’ stanco di scrivere! Mi scuso per ogni eventuale errore grammaticale e per la scarsa chiarezza della prosa ma non sono abituato a scrivere di getto. Domani, sempre che interessi, butterò giù del resto del viaggio, ma temo ci vorrà una terza parte per concluderlo.]
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submitted by I_shoot_John_Lennon to italy [link] [comments]

[AGGIORNAMENTO] Mia madre è schizofrenica.

link post originale https://www.reddit.com/italy/comments/f9xzkd/mia_madre_%C3%A8_schizofrenica_e_domani_la_porter%C3%B2_dal/
Eccoci qua, dopo qualche difficoltà sono riuscito a portarla dal medico che le ha dato "depakin chrono" da prendere una volta al giorno.
All'inizio le prendeva, spesso con me che dovevo insistere (ha il sideffect di rincoglionirla un po' e le faceva paura questa cosa).
I primi giorni mi sembrava addirittura peggiorata, poi dopo 7gg di medicina ho notato i miglioramenti... parlava ancora da sola, ma era calma e niente attacchi gravi, già un paradiso!
Purtroppo, con il corona virus e di conseguenza l'iniziativa del battere le pentole e/o strumenti ogni giorno a X ora è successo un casino. Ieri a mezzo'giorno qualcuno ha iniziato a farlo e presto lo hanno seguito in moltissimi, cantando l'inno nazionale... questo ha fatto scattare qualcosa in mamma ed è re-iniziato tutto, via con i complottismi " tutto il quartiere contro di me, fanno casino per farmi prendere un infarto, cantano l'inno perchè sono razzisti ( lei è straniera) ed è tornata a strillare sul balcone, peggio di prima ma "per fortuna" sono riuscito a farla rientrare a casa e farla urlare qui dentro.
Da ieri si rifiuta di prendere la medicina, crede che la dottoressa faccia parte del complotto e che la voglia uccidere con sta pasticca rincoglionendola prima di tutto, ed essendo lei pure diabetica crede che ci sia dello zucchero (l'ha lasciata tutta la notte dentro un bicchiere d'acqua mi ha detto, la mattina ha trovato la pasticca mezza sciolta a mo di impasto e boom, per lei quello è zucchero)
Le persone che si mettono al balcone con lo stereo a palla tutto il giorno non aiutano, c'è sta famiglia davanti a noi che è dalle 13 circa di oggi che sta con lo stereo (dotato di lucine multicolore flashanti che non fa mai male) a palla e mia madre si lamentava e urlava dentro casa, fino a che qualche decina di minuti fa è uscita dal balcone e ha cominciato a insultarli di brutto con loro che ovviamente le rispondevano non sapendo della situazione sta cosa è andata avanti per dieci minuti circa fino a quando si sono arresi e hanno spento tutto.
Da quel momento mia madre sta in salone a rivedersi il video di lei che strillava a questi perchè si', da un po' ha iniziato pure a registrare con il telefono lei che strilla e se lo risente per dio solo sa quale motivo, mentre commenta sopra.
Porca puttana ragazzi io fino alla fine di sta quarantena non so se reggo, sento che sto per diventare matto pure io, mi sto rovinando le mani e i piedi dando pugni e calci in giro per casa per sfogarmi, c'ho sta frustrazione perenne stando qua dentro che piano piano raggiunte livelli altissimi e si tramuta in rabbia estrema, sto vivendo un cazzo di inferno su terra.
Grazie a dio c'ho un cane che mi permette di uscire quelle 3 volte al giorno e stare tranquillo col cervello per quei pochi minuti.
Scusate per lo sfogo.
submitted by v0rren to italy [link] [comments]

Real Life Soap Opera - Episodio VIII: La Talpa

ep I, ep II, ep III, ep IV, ep V, ep VI, ep VII
riassunto della puntata precedente Lucia continua a dichiarare di voler rimanere fedele a Don Rodrigo. Anche aiutato da una serie di defezioni di altri amici e conoscenti, Renzo cala però l’asso del portarla cima ad una montagna innevata a vedere l’alba. Lucia sembra conquistata.
Episodio VIII: La Talpa
Renzo e Lucia cominciano in effetti a intrattenere una relazione vera e propria.
Quasi tutti i giorni, quando Renzo esce dall’ufficio, i due si incontrano lì vicino e passano la sera insieme. A volte vanno a mangiare-bere qualcosa in uno dei posti carini che per fortuna ancora resistono alla turisticizzazione del centro, a volte vanno a casa di Lucia a guardare un filmTM, a volte escono con gli amici di uno o dell’altra. A volte passano invece la sera a cazzeggiare vagando senza meta per le vie della città parlando di tutto e di niente.
Lucia si rivela presto essere una ragazza molto piacevole. è simpatica, è stramba, si incazza immediatamente alle battute sui sudamericani e coinvolge chiunque in interminabili dibattiti sul femminismo. Ama il cibo italiano ma non sa cucinare nemmeno un’insalata. Ascolta orribile musica reggaeton e prende per il culo Renzo dicendo che i Pink Floyd sono da vecchi. Si fa perdonare portandogli una birra e un panino all'uscita dall'ufficio.
Continua a non reggere l’alcol. Diverse volte Renzo la deve portare a casa praticamente in braccio mentre lei barcolla e saluta le macchine che passano.
E’ anche decisamente matta. Del tipo che telefona a Renzo alle quattro di notte per raccontargli cosa ha sognato. ...Una sera i due rimangono chiusi dentro a dei giardini pubblici perchè lei aveva deciso di arrampicarsi sul muro di un museo per guardarci dentro. Un’altra Renzo si ritrova a “ballare” il liscio in una balera piena di vecchi perchè lei aveva sentito la musica dalla strada.
I due sono a quello stadio iniziale delle cose che si verifica per ogni coppia in cui tutto è fichissimo, tutto è bellissimo, tutto è facilissimo, tutti vogliono vedersi ogni tre secondi, tutti vogliono scopare continuamente. Renzo si sta divertendo un casino.
Si scopre anche che Lucia è piuttosto religiosa. Prega per qualche momento prima di andare a dormire e va tutte le domeniche mattina in chiesa. Renzo viene da una famiglia di comunisti sessantottini incalliti ed è cresciuto a pane e ateismo, ciononostante non ha ovviamente nessuna obiezione e anzi è piuttosto incuriosito dalla cosa. I due ne discutono spesso, e Lucia cerca sempre di invitarlo… tra una cosa e l’altra lui alla fine non va mai.
Sopra questo mondo di idillio romantico aleggia però la presenza, cornuta ma ineluttabile, di Don Rodrigo.
Lucia è infatti ancora formalmente fidanzata con questo. Chiaramente a Renzo la cosa non crea particolari problemi visto che il poveretto, presumibilmente ignaro, è lontanissimo. Lucia stessa non sembra preoccuparsene più di tanto, perchè dovrebbe lui?
PUBBLICITA’ …pentole! pentole in acciaio inox! le solite signorine plastificate sono sostituite questa volta da un tizio brizzolato dall’aspetto molto professionale. Apparentemente se chiami per primo ti danno anche una bicicletta. Il pubblico si sta chiedendo cosa mai potrà disturbare il romantico quadretto.
Questa situazione prosegue per un mesetto. Lucia sta studiando Italiano e facendo le pratiche per la cittadinanza. Prevede di tornare dalla famiglia per l’estate per non dovere pagare il notorio affitto milanese, e infine di tornare a Milano a studiare a Settembre. Renzo dovrebbe spostarsi a lavorare all’estero anche lui in primavera, e dovrebbe anche lui essere indietro nello stesso periodo.
E’ per questa scadenza, questa separazione forzata che Renzo non si cruccia troppo dell’aleggiare di Don Rodrigo. Se mai le cose mai dovessero andare avanti fino all’autunno, si vedrà.
L’unico effetto che l’esistenza di Don Rodrigo ha sulla vita della coppietta è che li spinge a mantenere più o meno le apparenze quando sono in gruppo con altre persone, soprattutto con gli amici di Lucia. Ben prima che lei conoscesse Renzo infatti, Don Rodrigo era stato a Milano qualche giorno e aveva stretto amicizia con diversi di loro.
In queste occasioni i due cercano di far finta di essere due compagni di merende qualunque. gli amici di Lucia non sono mica ritardati, e li bersagliano di frecciatine, battutine e spiritosaggini varie, a cui i due rispondono ridendoci sopra. Più passa il tempo, meno i due stanno attenti.
Un sabato sera sono a casa di un amico di Lucia con sacco di altra gente: tutti mangiano, bevono, cazzeggiano fin quando l’ora si fa tarda e diventano rincoglioniti. I più in forma cominciano ad andare a casa, i più rovinati cominciano ad accasciarsi su letti vari cercando di dormire fino a mattina.
Inutile dire che Lucia fa parte di questi ultimi.
Lei e Renzo si buttano a dormire insieme su un divano a caso, sotto un’improbabile coperta verde con su un motivo di frutta assortita. Ovviamente nessuno dei due pensa che la cosa possa causare un incidente diplomatico.
Quando il giorno seguente Renzo riceve il classico vieni qua, dobbiamo parlare, ovviamente non collega.
Lucia sembra piuttosto incazzata. Mostra il cellulare a Renzo: sullo schermo c’è solo una foto che in tempi non sospetti Renzo avrebbe probabilmente definito carina. Qualcuno ha scattato, e le ha mandato, un primo piano di loro due che dormono insieme sul divano.
primo piano della faccia incazzata di Lucia, zoom sullo schermo del telefono
Fine dell’episodio VIII
prima o poi sta storia finisce pure, giuro. abbiate pazienza.
submitted by slightly_mental to italy [link] [comments]

Come è la situazione a Milano ora?

Per fortuna sono tornata a casa mia in FVG poco prima che scoppiasse tutto sto casino e mi chiedo se ora a milano la situa sia tornata vivibile. Qua si può uscire liberamente... da voi? Ci sono ancora le code allucinanti al supermercato?
submitted by magnostagno to milano [link] [comments]

Garth the Smuggler of Zaun [Champion Concept League of Legends](Eng-Ita)

Garth the Smuggler of Zaun [Champion Concept League of Legends](Eng-Ita)

https://preview.redd.it/g6obr47twtr41.jpg?width=2480&format=pjpg&auto=webp&s=4b1fb4574b88e8617b43266bd1ab2092d1bd3c92
Greetings Summoners. The original idea was that this champion was going to be a demacian. Like a merchant or something that represent the criminal side of Demacia. But after talking to my brother i decide to move him to Zaun. Its okay because Zaun, like Demacia, dont have a support champ. (i know there is Janna, but does she even look from Zaun?)

Lore
Despite taking life a little too jokingly, Garth and his "company" have earned the title of the best smugglers in the whole Zaun. To him every assignment is sacred, it doesnt matter what kind of load it is, whether precious materials or dangerous technologies or people.
At the right price Garth will also deliver the rarest artifact in the world and you can feel comfortable that everything will come at destination (barring unexpected contingencies)
This way of doing buisness so unusually honest has made him the most coveted smuggler, especially for deliveries between the two cities. He knows many secondary roads and his network of knowledge allows him to pass areas guarded by Piltoverian law enforcement (at the right price obviously). Rarely he works exclusively for himself, to avoid entering into competition with people a little too high-ranking but even this is not enough to keep him safe. For example, the Chemical Baron of the sector 345b hired him for a delivery of weapons to the sector 18 but this went against the interests of another Baron who had intercepted the delivery with a team of henchmen. The result was a gunfight that killed 5 of his cronies but thanks to the knowledge of the area and a fair amount of skill, Garth managed to win the fight.
The risks do not fall even when smuggled to Piltover. Several times over the years he lost loads due to the intervention of the Caitlyn-Vi duo. But Garth does not hold a grudge against anyone, after all, as he does a job, they do the same.
Or so he thought a few years ago.
One day, after making a lavish delivery, Garth and part of his band had gone to celebrate in one of their shelters scattered around Zaun. During the party, with the alcohol flowing in rivers and beautiful barely covered chicks entertained the group, came on the scene that "bitch with legs shears and the smell under the nose" cit.
Camille, with shots and twists that made her look like a damn dancer, eliminated all the men present in less than a minute. Garth tried to defend himself but the alcohol that flowed in his blood did not help him. He managed to shoot a few bullets but she, with a single stroke, cut off his left arm and slashed him deeply into his face, from under his jaw to the hairline.
She abandoned him on the floor, given for dead, but fortunately, after a few minutes came other members of the gang who took Garth to safety. When he recovered he paid handsomely some "doctors" who implanted Chemtech prosthesis in place of everything he had lost: An arm, part of the jaw and a new eye.
Since then, Garth uses part of the payments received to pay spies and informers who wander between the two cities in search of the Camille refuge, to repay her with the same coin.


Role: Support Utility
Weapon: Revolver 45. Chemtec

Abilities
Passive- Discounts to friends/ Black list.
Garth's customers apply discounts to him for all well-executed jobs, including his companions. Each item will be slightly discounted based on Garth level.
Lvl 3- 50g
Lvl 6- 100g
Lvl 11- 150g
Lvl 15-200g
Black List
Garth's AA and abilities apply "Garth's Black List" to every enemy hit. As long as the stack is active, the store will sell you items at a higher price. If you buy an item permanently, Garth will receive the amount of gold you paid in addition in the form of a pile of gears near the fountain and will have a different name and shape depending on the amount of gold present (Toothed - gold toothed gears. Helic -Silver Helical Gears. Screws-Simple copper screws. I did not investigate but I read that comic "Ziggs + Jinx" I saw that they use gears as a coin. This is my personal expansion of their coin types ).
Stack and effect duration. (They increase based on Garth's lvl and the countdown does not continue if you're dead).
lvl 6- 20 sec +50g
lvl 6+ 30 sec +75g
lvl 11+ 45sec +100g
lvl 15+ 60sec +200g
In case you bought the item permanently, you will hear the voice of Garth say "Thanks, dummy! AHAHAHAH!". (So pay attention). Garth instead, will hear the sound of tinkling coins.
Q- Irresistible Brible. (range 950)
Garth throws a puch full of money in a target direction. The first hit target is stunned for 1 / 1.5 / 2 seconds. Do not cross the minions.
Upgrade "Where i put the big pouch?"
Increasing the range to 1025. Now the projectile can stun multiple targets within an area of ​​120 from the first hit target or impact location.
"Permits? Of course I have them! Look! They're inside this pouch, written on small golden metal disks .... All in order? Great ...."
W- Portable Protection (target range 700)
Garth deploys on the ground or on an allied champion, in a target direction in 0,5 sec, a cover with 2/3/4 PV. All ranged AA and projectiles of skills break on the cover by removing 1 LP. The wall counts as an obstacle so it must be bypassed but you can dash through it. The wall can be bypassed from the inside by each champion. Behind the cover each allied champion receives a light buff of armor and magic resistance.
Upgrade
The new hooks block the movements of the opponent who tries to overcome it, immobilizing him for 0.5 sec (this effect does not vanish at the next attempt). Reforged with a more resilient yet lightweight metal alloy, it improves the casting range to 850 and gives 1 additional PV.
"This thing weighs a lot and smothers me with maintenance costs, but for all the muddy channels of Zaun, it's worth it ... "
E- Tripping Trap (range 800)
Garth deploys a T.a.I in a target direction. After 0.6 seconds the trap is activated with an area effect of 45 units. The first enemy that passes through it is magically damaged and remains immobilized for 1 / 1.5 / 2 seconds. If more opponents pass through it only one is immobilized while others slow down. The trap remains for 5 seconds, can not be hit and is not activated by minions.
Upgrade "I buy another clip hook and better explosive. Bright idea, isnt it?"
Garth can carry 2 traps and damage increase.
"You have no idea how many times I' ve survived the opposing numerical superiority thanks to these little ones."
R- Call the boys (effect radius 1000. Angle 35)
After a whistle Garth deploys his gang that creates a strong suppression fire with their Chemtech weapons for 3 seconds in a target direction, inflicting damage and slowing down the enemy of X / Y / Z. In addition, enemy Champions dashing against the fire direction are stunned for 0.5 sec.
Upgrade
The thugs have received more powerful weapons and larger magazines. Increases the duration of fire by 1.5 and increase the stun effect of 0,5 sec.
"What, what? You want to postpone the payment because at the moment you dont have any teeth?(understood as coins) Guys! We have a problem ..."
Passive- Who's on guard?
Wow! Less towers means less controls. Less checks means more successful deliveries! For each tower destroyed by the team, Garth receives a stack of "Easy Money". Every 2 stacks Garth can upgrade one of his skills wherever he is, as long as he's out of the fight and after a small animation of 1 sec, where you see him signing a check. You can upgrade skills from lvl 6, the R will be upgradable after the first upgrade.
Interactions
First move
Hurry up, I have a load to deliver by dawn.
Dayymn, i must buy a house in Ionia. (2 or more ionian woman in the team)

Taunt Ally (while he is talking he whirls the revolver, then throws it into the air and takes it back. Applies to all taunts)
I dont like you. You hurt my business too much. (jinx)
This situation is not normal...(Caitlyn-Vi)
Do you remember the time you hit me in the right leg?AHahahahah...bitch.(Caitlyn)
In the name of the rat with the horns. What are you? (Twitch)(reference)
You remember me the jelly my mother used to make me. (Zac)
Calm doggy. Good boy. We are friends, right? (warwick)
How many monkfish do you need for your concoctions today? (singed)
You definitely need an improvement to the walking mechanisms. (Blitzcrank)
Stongh like a bull, smart like an amphora. (Mundo)
When you get hurt, do you go for an ekkography? Did you get it?(ekko)
So, you are not evil but you are just misunderstood guy? (Viktor)
I...YOU...DAMN! (Camille)
Taunt enemy
I'll take those legs, I'll put them up your r*ar and I'll open you like a fish. (Camille)
You costed me an eye, an arm and many of my men. It is time to settle the accounts.(Camille)
When you'll die, you will become a beautiful coat that I will give to Alyssa. Or maybe Millie is better?Or Clare?Uhm...(Warwick)
Kill/Assist
You put yourself in the middle of my business. What else could I do?(Caitlyn-Vi)
Damn, delivery will arrive late today.(Caitlyn-Vi)
Why did this dwarf suddenly become hairy?(yordle)
Taunt for Women
Well, at least the mouth is human. (Cassiopeia)
How do i adjust the inclination?(Orianna)
Dwarf woman, all burrow. (Yordle)
How cold we are ... I'll warm you up. (Lissandra)
Caliente. (Shyvana)
It must be a phantasmagorical thing. (Kalista)
Beautiful pistols. Want to see how big is mine?(Miss Fortune)
I heard you like pain. Do I carry the whip? (Evelynn)
We'll talk about it again in 2019. (Annie. If I'm not mistaken, the game is 10 years old in 2019. It would be a nice idea to make that little girl grow up)
Joke
"Drag four dead weights from one fountain to another and for what?" Garth raises his clenched fist and blue dust comes out of it like an hourglass, then throws the dust to the ground with contempt, creating a blue cloud. "Damned Blue essence!"
"Award-winning Garth & Co. company Fast delivery of every product at the right price. "Garth grabs an old case from behind his back and opens it with the classic
Dance (Boh)

Thanks to Border Knight for the translation, Axel Mazzelli for the drawing.

ITA
Saluti evocatori. L'idea iniziale era che questo Campione fosse un demaciano. Tipo un mercante o qualcosa del genere che rappresentasse il lato criminale di Demacia. Ma parlando con mio fratello alla fine ho deciso di portarlo a Zaun. Cosa che va bene cmq perchè anche Zaun, come Demacia, non ha un supporto (Lo so c'è Janna, ma vi sembra una zaunita?)

Lore
Nonostante prenda la vita un pò troppo scherzosamente , Garth e la sua "ditta", si sono guadagnati il titolo di migliori contrabbandieri di tutta Zaun. Per lui ogni incarico è sacro, non ha importanza che tipo di carico sia, se materiali preziosi o tecnologie pericolose o persone.
Al giusto prezzo Garth consegnerà anche il più raro artefatto del mondo e potrai stare tranquillo che tutto arriverà a destinazione (salvo imprevisti ovviamente)
Questo suo modo di fare così stranamente onesto lo ha reso il più ambito contrabbandiere, sopratutto quando si parla di fare consegne tra le due città. Conosce molte strade secondarie e la sua rete di conoscenze gli permette di passare anche in zone sorvegliate dalle forze dell'ordine Piltoveriane ( al giusto prezzo). Raramente consegna merci proprie, per evitare di entrare in competizione con persone un pò troppo altolocate ma neanche questo basta a tenerlo al sicuro. Ad esempio il Barone chimico del settore 345b lo ingaggiò per una consegna d'armi nel settore 218 ma questo diede contro agli interessi di un'altro Barone che fece intercettare la consegna da una squadra di scagnozzi. Ne conseguì uno scontro a fuoco che diede la morte a 5 dei suoi compari ma grazie alle conoscenza della zona,ed una discreta abilità, Garth riuscì a vincere lo scontro.
I rischi non calano neanche quando contrabbanda a Piltover. Diverse volte nel corso degli anni ha perso dei carichi a causa dell'intervento dell' incorruttibile duo Caitlyn-Vi. Ma Garth non porta rancore a nessuno, dopotutto come lui svolge un lavoro, loro fanno altrettanto.
O almeno così pensava fino a qualche anno fa.
Un giorno, dopo aver effettuato una danarosa consegna, Garth e parte della sua banda erano andati a festeggiare in uno dei loro rifugi sparsi per Zaun. Durante la festa, con l'alcool che scorreva a fiumi e belle pollastre seminude che intrattenevano il gruppo, entrò in scena quella "Stronza spocchiosa con le gambe a cesoia e la puzza sotto il naso"cit.
Camille, a suon di scatti e giravolte che la facevano sembrare una dannatissima ballerina, fece fuori tutti gli uomini presenti in meno di un minuto. Garth tentò di difendersi ma l'alcool che scorreva nel suo sangue non gli fu d'aiuto. Riuscì a sparare qualche colpo ma lei, con un solo fendente, gli mozzò il braccio sinisto e lo sfregiò profondamente sul volto, da sotto la mascella fino all'attaccatura dei capelli.
Lo abbandonò lì dandolo per spacciato, ma per fortuna di Garth, dopo pochi minuti giunsero altri membri della banda che lo portarono in salvo. Quando si riprese pagò profumatamente diversi "dottori" che gli impiantarono delle protesi Chemtech al posto di tutto ciò che aveva perso: Un braccio, parte della mascella ed un nuovo occhio.
Da allora Garth usa una grossa parte dei compensi ricevuti per pagare spie ed informatori che vagano tra le due città alla ricerca del rifugio di Camille in modo da poterla ripagare con la stessa moneta.

Role: Supporto Utilità.
Arma: Revolver 45 Chemtech (550 portata)
Abilità
Passiva- Sconti agli amici/Lista nera
I clienti di Garth gli applicano degli sconti per tutti i lavori ben svolti, compresi i suoi compagni. Ogni oggetto verrà leggermente scontato in base al livello di Garth.
Lvl 3- 50g
Lvl 6- 100g
Lvl 11- 150g
Lvl 15-200g
Lista Nera
Gli AA e le abilità di Garth applicano la stack "Lista nera di Garth". Finchè la stack è attiva il negozio ti venderà gli oggetti ad un prezzo maggiorato. Se compri un oggetto definitivamente, Garth riceverà la quantità d'oro che hai pagato in più sotto forma di un mucchietto di ingranaggi vicino alla fontana ed avranno un nome e una forma diversa in base al quantitativo d'oro presente (Dentati-Ingranaggi dentati d'oro. Elico-Ingranaggi Elicoidali d'argento. Viti-Semplici viti di rame. Non ho indagato affondo ma leggendo quel fumetto di Ziggs+Jinx ho visto che usano degli ingranaggi come moneta. Questa è una mia personale espansione dei loro tipi di moneta).
Durata della stack ed effetto.(Aumentano in base al lvl di Garth ed il conto alla rovescia non continua se sei morto).
lvl 6- 20 sec +50g
lvl 6+ 30 sec +75g
lvl 11+ 45sec +100g
lvl 15+ 60sec +200g
Nel caso compraste l'oggetto definitivamente sentirete la voce di Garth "Grazie, fessacchiotto.AHAHAHAH!".(Quindi occhio)
Garth invece sentirà rumore di monete tintinnanti.

Q-Mazzetta Irresistibile (portata 950)
Garth scaglia un sachetto pieno di denaro in una direzione bersaglio. Il primo bersaglio colpito viene stunnato per 1/1,5/1,8/2 secondi. Non oltrepassa i minion.
Potenziamento"Dove ho messo il sacchetto grande?"
Aumento della portata a 1025. Adesso il proiettile può stunnare più bersagli entro un'area di 120 dal primo bersaglio colpito o dal luogo di impatto.
"I permessi? Certo che li ho! Guarda! Sono dentro questo sacchetto, scritti su piccoli dischetti metallici dorati.... Tutto in ordine? Ottimo...."
W- Protezione portatile (portata di lancio 700)
Garth schiera sul terreno o su di un campione alleato ,in una direzione bersaglio in o,5 sec, una copertura con 2/3/4 PV. Tutti gli AA a distanza ed i proiettili delle abilità si infrangono sulla copertura rimuovendo 1 PV. Il muro conta come un ostacolo quindi va aggirato ma ci si può scattare attraverso. Il muro può essere scavalcato dal lato interno da ogni Campione. Dietro la copertura ogni campione alleato riceve un leggero buff di armatura e resistenza magica.
Potenziamento
I nuovi uncini bloccano i movimenti dell'avversario che tenta di oltrepassarlo immobilizzandolo per 0,5 sec(questo effetto non svanisce al prossimo tentativo). Riforgiato con una lega mettallica più resitente ma leggera, migliora la portata di lancio ad 850 e regala 1 PV aggiuntivo.
"Questo coso pesa un casino e mi dissangua per i costi di manutenzione, ma per tutti i canali melmosi di Zaun, ne vale la pena."
E- Trappola ad inciampo (portata 800)
Garth schiera una T.a.I in una direzione bersaglio. Dopo 0,6 secondi la trappola è attivata con un effetto ad area di 45 unità. Il primo nemico che l'attraversa subisce danni magici e resta immobilizzato per 0,8/1,2/1,5 secondi. Se più avversari ci passano attraverso solo uno viene immobilizzato mentre gli altri rallentati. La trappola permane per 5 secondi, non può essere colpita e non viene attivata dai minion.
Potenziamento "Ho comprato un'altro gancio ed esplosivo migliore. Bell'idea no?"
Garth può trasportare due trappole ed aumentano i danni.
"Non avete idea di quante volte sono sopravvissuto contro la superiorità numerica avversaria grazie a queste piccoline."
R- Chiamate i ragazzi (raggio d'effetto 1000. Angolo 35)
Dopo un fischio Garthe schiera la sua banda che crea un forte fuoco di soppressione con le loro armi Chemtech per 3 secondi in una direzione bersaglio, infliggendo danni e rallentando il nemico di X/Y/Z. In più i Campioni nemici che scattano contro la direzione di fuoco vengono stunnati per 0,5 sec.
Potenziamento
Gli sgherri hanno ricevuto armi più potenti e caricatori più grandi. Aumenta la durata di fuoco di 1,5 e l'effetto stordente di 0,5 sec.
"Cosa, cosa? Vuoi posticipare il pagamento perchè al momento sei sprovvisto di dentati? Ragazzi! Abbiamo un problema..."
Passiva- Chi fa la guardia?
Perbacco! Meno torri significa meno controlli. Meno controlli significa maggiori consegne riuscite! Per ogni torre distrutta dalla squadra, Garth riceve una stack di "Soldi Facili". Ogni 2 stack Garth può potenziare una delle sue abilità ovunque si trovi ma fuori dal combattimento e dopo una piccola animazione di 1 secondo dove lo vedi firmare un assegno. Puoi potenziare le abilità a partire dal lvl 6 ma non la R che sarà potenziabile solo dopo il primo potenziamento.
Interazioni
First move
Vediamo di darci una mossa, ho un carico da consegnare entro l'alba.
Cazzuola, devo comprarmi una casa a Ionia. (2 o più donne ioniane nella squadra)

Taunt Ally (mentre parla fa roteare il revolver poi lo lancia in aria e lo riafferra. Vale per tutti i taunt)
Non mi piaci. Danneggi troppo i miei affari. (jinx)
Non è normale questa situazione... (Caitlyn/Vi)
Ti ricordi quella volta che mi hai colpito di striscio alla gamba destra?Ahahahahah....stronza. (Caitlyn)
In nome del ratto con le corna! Cosa sei? (Twitch)(referenza)
Mi ricordi la gelatina che mi faceva la mamma. (Zac)
Calmo cagnolino, bravo cagnolino. Siamo amici vero? (warwick)
Quante code di rospo ti servono per i tuoi intrugli oggi? (singed)
Hai decisamente bisogno di una miglioria ai meccanismi deambulanti. (Blitzcranck)
Forte come un toro, intelligente come un'anfora. (mundo)
Quando ti fai male vai a farti un' Ekkografia? L'hai capita?
Cosa? Non sei più cattivo ma bensì un buono incompreso? (viktor)
IO....TU...DANNAZIONE! (camille)
Taunt Enemy
Prenderò quelle gambe, te le infilerò su per il cu*o e ti aprirò come un pesce. (camille)
Mi sei costata un occhio, un braccio e molti dei miei uomini. E' ora di saldare i conti. (camille)
Quando sarai morto diventerai un bel cappotto che regalerò ad Alyssa. O forse è meglio Millie? O Clare? Uhm.... (Warwick)
Kill/Assist
Ti sei messa in mezzo ai miei affari. Che altro potevo fare? (Caitlyn/Vi)
Merda, la consegna arriverà in ritardo oggi. (Caitlyn/VI)
Perchè questo nano è improvvisamente diventato peloso? (yordle)

Taunt per femmine
Beh, almeno la bocca è umana. (Cassiopeia)
Dove si regola l'inclinazione? (Orianna)
Donna nana, tutta tana. (yordle)
Come siamo freddi... Ti scaldo io. (Lissandra)
Caliente (shivana)
Dev'essere una cosa fantasmagorica. (Kalista)
Bei pistoloni. Vuoi vedere quanto è grosso il mio? (Miss Fortune)
Ho sentito che ti piace il dolore. Porto la frusta? (evelynne)
Ne riparliamo nel 2019.(Annie. Se non sbaglio il gioco compie 10 anni nel 2019. Sarebbe un'idea carina far crescere quella bambina)
Joke
"Trascinare quattro pesanti fardelli da una fontana all' altra e per cosa?" Garth solleva il pugno chiuso mentre una polvere blu ne fuoriesce a mò di clessidra. Poi scaglia la polvere a terra con disprezzo creando una nuvoletta azzurrina. "Della dannatissima essenza blu!"
"Premiata ditta Garth & Co. Consegna rapida di ogni prodotto al giusto prezzo." Garth afferra una vecchia cassa da dietro la schiena e la apre con il classico .
Dance (boh)

Ringraziamenti a Border Knight per la traduzione, Axel Mazzelli per il disegno.
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No es mi problema

Recordando pude encontrar un titulo afín a ésta anécdota. Enero o febrero, no sé; pero te puedo asegurar que se trataba de un día muy frio, y un servidor bastante frito en todos los aspectos. Aún borracho, salí en la mañana para dirigirme a otro lugar donde quedarme. Estando en Guadalupe, limitando con Juarez caminé a la estación donde conecta la ruta con el metro. Caminé cuarenta minutos entre respiros irregulares, la nariz roja y los pies mojados por el agua helada, misma que se colaba por el cuero de mis tenis. Mientras pensaba con quien podría pasar el rato, a sabiendas que no tendría ni un peso, ni nada que ofrecer más que mi tiempo y mi cuerpo. Odiaba sentirme patético ante mis amigos, conocidos y familiares. Aunque siempre sabía que después de situaciones de ese tipo, llega un punto en donde no se puede caer más, y buscas de nuevo la estabilidad emocional. Un trabajo, escuela , escribir, lo que fuera. Y luego, apenas encontrándola recaer de nuevo en la enfermedad y la miseria. Un circulo sin salida, del cual ya me había habituado desde hace años. Podría darme una vuelta al casino donde solía trabajar, si tengo suerte estará ahí la hostess que acostumbraba saludarme con un abrazo, y un beso húmedo. Bella; de ascendencia inca, cabello castaño, y unos cuantos mechones platinados pero con cuerpo de veinteañera . Quise suspirar, cosa que no pude hacer por la congestión. Imaginaba mi pasado, tomando sus manos y ella respondiendo con sus dedos entrelazando los míos. Era su ''novio'', Liz bromeaba con sus compañeras abrazándome. Yo respondiendo a su cariño, malinterpretando la confianza, como todo hombre. Siempre optaba por nunca averiguar su intención, ni la de ninguna mujer. Una visión idealista del amor nunca funciona, al menos no funcionó mi. El dolor, el rechazo te obliga a ver la realidad como tal. Liz casi tenía la edad de mi madre, y dos hijos. Ahora no sonaba mala idea un romance e incluso algo más serio. Llegaría con el pretexto de cobrar mis doscientos pesos de liquidación, y me toparía con ella. No con la tatuada, ni con la host del novio posesivo. A ella le tocaría el turno de mañana, sea entrando o saliendo, es igual. Pero allí estaría. Conversando, compartiendo unas papas con carne, acomodándome el cuello de la chaqueta, y tocando un rostro frio y enrojecido, sintiendo sus largas uñas descansar sobre mi piel cicatrizada. Trataría de convencerla de dejarme pasar una noche, sin parecer que llevo varios días viviendo entre calles, la central y el parque alamey. Había tenido la fortuna de dormir los últimos días bajo techo, y me sentía con suerte. Como dije, la realidad no tardó en traicionarme estando a unos pasos de mi ex trabajo. ¿Y ahora que? Tendría que hacer todo el papeleo, para que me suelten la feria. Si no esta Liz tendría que esperar varias horas hasta tarde. Suponiendo que logro convencerla, y me la paso en su casa. ¿Que me esperaría ahí? Una chica adolescente mirándome, torciendo la boca y preguntando a su madre quien soy. Un niño diciéndome ''señor'', mirando hacia arriba con su juguete en la mano. Tal vez estaría durmiendo junto a Liz en su sofá abrazándome, después de jugar un poco con su hijo. El señor de la casa llegaría esperando la cena, y al encontrarme me echaría a patadas sin siquiera haber tenido contacto sexual con ella por la apatía. O peor aún. Me presentaría con su esposo, y el me saludaría amistosamente porque es inteligente y sabe que no soy nada para ella. Desistí, y me volví de nuevo a la avenida. Tengo otro amigo viviendo cerca, a casi una hora caminando de donde me encontraba. Tiene televisión por cable, y probablemente tenga cerveza. Al recordar que su casa era un congelador, decidí darle una sorpresa a la familia probablemente se acercaba el cumpleaños de alguien y habría reunión. A duras penas completaba el pasaje de la ruta y el metro. Sabía que llegando al centro de Monterrey, caminaría otra hora para llegar con ellos. Comida, agua caliente, una cerveza y un techo hasta que mejore el clima, y de ahí no sé. Solo me tragaría las preguntas de siempre ¿Como has estado?, ¿Sigues trabajando?, ¿Y la escuela? Después recibiría con mucho aprecio la cortesía casi obligada que me ofrece la amorosa familia. Entré a la estación del transmetro, dirigiéndome a donde tenía que echar las monedas y las eché. Las escuché caer hasta el fondo del tragamonedas, mientras el ruido me aturdía. Apenas traté de atravesar el frio torniquete, y sentí un duro golpe que me sacó el aire. Este ni siquiera se movió, lo empujé otra vez y se acercó el guardia de seguridad. Un sujeto agradable. -Disculpe señor, me puede ayudar, es que no puedo pasar. -No puedes entrar así-dijo-al verme perdiendo el equilibrio-. -¿Así como?-dije-no le estoy faltando el respeto a nadie, mucho menos la ando cagando, solo quiero irme a mi casa. -Mírate como andas, mejor agarra un camión. Nadie se puede subir en estado de ebriedad, le pido de favor que se retire, si no me veré obligado a hablarle a la patrulla. Al menos fue cortés, y lo hubiera hecho de no tener la necesidad. -Compa, el torniquete se tragó lo que me quedaba de efectivo ¿Como voy a regresar entonces? Tíreme paro se lo suplico. -Ese no es mi problema, le pido de favor que se retire. Enfurecí. -No me voy a ir hasta recuperar mis monedas. -Entonces voy a hablarle a la patrulla. Sacó su radio. -Usted es el que me está robando. No respondió, estaba preparando mi puño pero vi su otra mano en la cintura sosteniendo un gas pimienta. Me preguntaba si los entrenaban para ese tipo de situaciones, y quien llegaría primero. Si fallaba me iría igual a transito con los ojos maltrechos, dejando ileso al hijo de su puta madre. Apenas le di la espalda con resignación, y vi la silla de carta blanca, atada con un alambre que usaba de asiento. Un modesto teléfono, conectado al toma corriente descansaba ahí. Caminé hacia la silla y le di una patada con todas mis fuerzas. Vi el teléfono, y la silla volar escasos metros, ni me molesté en ver donde cayeron. Crucé la avenida riendo mostrandole los dientes chuecos al guardia. El se limitó a mirarme con el ceño fruncido vociferando en su radio. Caminé rumbo a la siguiente estación, y me salté el torniquete. Definitivamente seguía con suerte.
2
De esas raras veces que amanecí con una resaca ligera, sin nauseas. Las cosas nunca mejoran, la nostalgia hace mella en las tripas, en el espíritu, y te engaña. Una bonita forma de aceptar la resignación. Viendo el pasado como una mejor época, sin darte cuenta que en esa misma decías que era la misma mierda de ahora, y poco a poco vas glorificando tus malos días con pequeños detalles. No pude quejarme, la pasé bien anoche. Primera paga, un jale temporal, y un par de gramos de pase. Me lavé la cara, los dientes, usando solo una gota de pasta dental para no estropear el gusto, pensaba tomar un café para paliar un poco la depresión. Hice unas cuantas gárgaras cabeza arriba, y con la garganta aun adormecida escupí una espuma roja como flor de jamaica. Acostumbraba siempre a cepillarme con violencia, y más si no recordaba nada de lo que hice la noche anterior. Arribé a un pequeño centro comercial que abrió hace poco acá en Garza Sada. De arquitectura sofisticada e iluminado con luz natural. Había un HEB, y al lado una cafetería de la misma tienda. Casi en frente un Sally Beauty, y a través del cristal sus vendedoras. Una, delgada y bonita. La otra, regordeta pero también bonita. La tercera no la vi, atendía a una madre, de esas que salen en la sección de sociales en el periódico. Ambas bonitas. En fin. Me dirigí a comprar un café, metí las manos en todos los bolsillos de mis jeans sucios. Veintitrés pesos decía la carta arriba de la caja, y en mi mano seis, y dos vellos púbicos. El bajón me hizo olvidar como iba a sobrevivir los siguientes días. Solo quería un café, y gastar las horas viendo la gente pasar, y esperar a que baje el sol. Quien sabe como le hice para desaparecer todo. Ni me esmeré en buscar culpables. Daba igual si fueron los municipales, algún jotillo o la mujer dañada a la cual le estaba invitando. No andaba tan pedo, ya que siempre acostumbro, a utilizar mucha coca y poco alcohol. Recurriendo al ultimo para bajar la ansiedad y los nervios. Nunca le encuentro sentido a quienes esnifan puntos para bajar la borrachera, o para quitar el hambre, o para permanecer despiertos. Muy común en usuarios comunes. No sirve para ninguna de esas cosas, y lo he comprobado. Me gustaba la adrenalina, la lucidez y la cara adormecida. Tan simple como la vida. Así como yo, el único sospechoso y culpable de mis pendejadas. Aunque seguía apostando, que fue algún gracioso, cuya intención era drogar a la borracha con la que andaba compartiendo fluidos, no con besos. Bueno si, pero no era ella sino la botella en la que estábamos bebiendo. Debieron de ser verdes o rivotriles.
Fingía esperar a alguien en una banca frente al área de cajas. De vez en vez, miraba a las mesas para ver quien era el primero en acabar su taza vespertina. El turno le tocó a dos rucos, bien vestidos y serios. El de anteojos, y con sobrepeso enrollaba los planos, el otro apagaba su laptop. ¿Ingenieros? ¿Arquitectos? ¿Accionistas? El gesto severo les hacía ver importantes, para mi lo eran. Ya que ansiaba el vasito de cartón, con la etiqueta pegada del refill de todo el día de hoy, que justo se encontraba en la cima del contenedor. Tomé el vaso, mirando furtivamente hacia todos lados. Era tan malo como robar, y tenían razón. El café de veintitrés, costó millones de inversión para que estuviese ahí. Ganancias y perdidas diarias. Acciones subiendo y bajando. Horas de estrés y desvelo. El dejar de ser un ser humano pensante, para convertirte en ese monstruo que llaman empresario o emprendedor. Hasta la basura debía ser capitalizada para un plan de emergencia, en caso de liquidación. La seguridad privada se encargaba de eso. De vigilar, y repeler cualquier amenaza. Limosneros, perpenadores, vendedores ambulantes, músicos callejeros, competencia. Todos peligrosos. La élite y su deber de dividir a la población, con la filosofía barata del éxito, del amor propio. Los pobres, felices con la ilusión de tener millones,competir y sobresalir, y su mentalidad millonaria. Los ricos, más astutos que inteligentes. Expertos en la avaricia, la ciencia que llaman economía. Los millones no valen nada cuando tienes todo el mercado, eso no se lo dicen al resto. Mas bien no es necesario, si se tiene todo bajo control. Y eso lo ves en las universidades, donde sus egresados son adoctrinados para pelear en el mundo empresarial, y no para progresar intelectualmente. Praxeología, la ley del más fuerte. Puto neoliberalismo. Pero quien soy yo para decir, escribir, y dar opiniones. Soy un adicto, una persona inmoral y desechable. Un ignorante. Sabía que estaba pensando con la voz, al ver miradas. Los ignoré, y vi como se dejaba caer, el delicioso chorro humeante que salía de uno de los termos cilíndricos. Café de chiapas, decía la leyenda. Sin crema, ni azúcar dije yo. Mi plan era quedarme hasta que alguno de los de seguridad me corriera. No pasó. Había recogido también una orilla de pizza. Era deliciosa, a pesar de los mordiscos y de haber venido de la basura. La salsa de tomate, discreta, en la marca dentada del pan le daba un toque dulzón. Estupendo con el café, casi gourmet. Observé, mientras bebía y rellenaba. Familias, parejas, estudiantes, hombres, mujeres. Toda una amalgama de personas. Siendo normales. Y felices. Las mismas preguntas de siempre. ¿Que hice mal? ¿Por qué no soy como ellos? Hace muchos años, encontré las respuestas. Pensar mucho, pero en nada realmente. Y pues, bastantes veces tuve la oportunidad. Con AA, NA, la iglesia católica, cristiana, la carrera y una mujer que trató de enderezarme, por mero capricho. ¿Inseguridad? Es lo que diría un ordinario. Mejor no saberlo. Me negaba a cavar mi propia tumba. A ser uno más. Moriría pudriéndome en el asfalto, por un pequeño sorbo de libertad, y una cucharada de la dulce miel de las artes. Nada menos. Las cajeras fijaron su atención, hablándose al oído. A veces movía los labios mientras pensaba. Hora de irme. Di unas vueltas más por el mall, con dos tipos siguiéndome. Justo a unos pasos de la escalera eléctrica. Llegaron jóvenes, vistiendo chalecos verdes. Limpios, impecables y sonrientes. Hablaban con la gente. No me preocupé, aprendí a vestirme bien para ahuyentar a vendedores y demás. No funcionó con ellos. No recuerdo como se llamaba. Creo que Alejandra. Las puntas del cabello, color fantasía, y unas manos clarificadas, y suaves; muy suaves. Me saludó, y le extendí mi mano áspera, por los químicos abrasivos que usaba en el jale. -Deja te explico quienes somos, supongo que has oído hablar de nosotros. Asentí diciendo que los conocía, de todas maneras lo hizo. Y recordé a Benny, de espécimen. Eran de greenpeace. Estaban recabando firmas para detener los pozos de gas y petroleo en alaska. Me contó sobre los logros. Y las nuevas problemáticas ambientales en el ártico. Lo lograron con Obama, ahora seguía Trump. Si viviera en alguna península, estaría realmente jodido. -¿Que piensas sobre que está pasando?-dijo enseñando unas fotos-la fauna está muriendo, mira como los osos polares mueren sobre trozos de hielo. -Sabía un poco, pero jamas vi a un oso en los huesos casi expuestos. La foto me perturbó bastante. Quería firmar, tenía también el presentimiento de que quería algo más. Por algo andaban merodeando en un lugar, de arquitectura sustentable. Y con la estética de mascotas, buscaban donadores y voluntarios. Me preguntaba si sabían sobre los horrores que vivían los activistas de pueblos originarios. Falsos. Bueno no. Solo estaba dividido con la clase media. Ya no tengo la edad, como para ansiar venganza de clases, son como yo, y yo como ellos. Pero no podía ayudarlos, estaba quebrado y me daba vergüenza decirlo, en especial a una mujer que me atraía. -Ayudas mucho con el simple hecho de que te interese-dijo- se ve que te importa bastante salvar el planeta. En otra vida lo hubiera hecho. Lo hice años atrás. Con los activistas alcohólicos, radicales, rompiendo vitrinas y pintarrajeando tiendas de mascotas. La chica se acercaba más y más. Discretamente daba pasos hacia atrás, y me seguía. No porque quisiese abandonarle. Disfrutaba jocosamente la verborrea. Su aliento cálido, agradable. Mientras yo apestaba a sudor, vistiendo la misma ropa de hace ocho años, no quería que me oliera. Tal vez lo sabía, y no le importaba. -Lo siento amiga, no traje mi tarjeta de nomina-dije-si quieres hago la firma en la pagina web. No tenía tarjeta, ni seguro social. -No te preocupes, pasame tu numero de teléfono, y whats. Anota el mio también. Platicamos en la noche, y nos conocemos ¿Que te parece? -Perdón, no tengo pila, no me sé el numero y traigo prisa. Su mirada cambió, se puso triste, eso creo. -Está bien-dijo con voz apagada-, de todas formas, gracias por tu tiempo. Salí de la plaza, los de seguridad ya no me seguían. No me sentí con ganas de hablar, dejando correr otra oportunidad. No lo creo. Aun así estaba seguro de que me porté como un idiota.
submitted by maniantico92 to u/maniantico92 [link] [comments]

L’hacker che ha vinto contro le slot

Condivido con voi la storiaccia di un tale Alex, hacker che qualche anno fa è riuscito a capire un meccanismo per prevedere i risultati delle slot e svuotarne parecchie, guadagnando milioni di dollari in giro per il globo.
Da ciò che ho capito al centro della sua trovata c’era il RNG (pseudo random number generator), ovvero l’algoritmo che sta alla base del risultato di ogni “spin” di slot machine. Un RNG, come si capisce dal nome, genera un risultato casuale a partire da un fattore che lo innesca, che tra tutte le cose può anche essere un numero e un algoritmo. Alex riesce a capire che il risultato del RNG utilizzato da uno sviluppatore si poteva calcolare con buona precisione e quindi sapere in anticipo.
Ci sono alcuni articoli che descrivono a fondo la storia di Alex, la sua persona, e la tecnica da lui utilizzata (tra l'altro in italiano). Bellissime letture per chi come me ha la fortuna di non avere un c***o da fare il lunedì mattina =D
submitted by didavide to italy [link] [comments]

Frases de Moribundo

Cá está então a obra completa. Até então tenho reservado a esperança de um dia ver isto publicado. Peço-vos, por isso, que me puxem de volta à realidade, esmagando meticulosamente e todos os meus sonhos e ambições.
Vi em algum lado que é preciso dar dois espaço para separar versos. Se eu apagar logo o post é porque isso não é verdade.
Agradeço já às eventuais almas que tenham paciência para ler isto tudo.

I

Jubiloso este dia
em que as cortinas se me fecham!
Em cena vivi dançando
o tempo que queria.

Foi feliz a exposição,
e que belas personagens,
duo de seres que por mim agem,
as qu’ encontrei logo d’início!
Eu, que sozinho estava,
de dois fui logo acompanhado
e por décadas tesourado.
Ai que bela introdução!

Chegou também a minha intriga,
Em forte caule deu a espiga
mas o mesmo não saber
nunca deixei de o ter.
E aqui conheço os infelizes!
Tu, ó pessoa que me dizes
o quão triste é teu pensar,
tudo à volta dissecar
e extrair sentido algum.
Não mais faço eu que rir.
Se é pensar o existir
descarto já minha presença!
Somos bestas, animais,
não mais que superficiais
serão nossos julgamentos.
Deus esse a quem bradas
(esteja ele onde estiver)
se nos fez, fez-nos ocos
e, depois de mortos, fez-nos roucos.
Termina esse teu tentar.
Sê estúpido e vive a dançar,
comigo irás cantarolando!

Leva sorriso no defecho
sem razão a segurá-lo,
que se morres é pois viveste,
como qualquer, também tiveste
doçuras e térreos deleites,
que tu não os aproveites
é culpa tua e teu delírio
que sendo burro é tudo giro
Pode haver feio, mas não o vês...

II

Ai! Minha amada!
Vivo, cuidei que o amor,
ele e todo o seu ardor,
fossem maiores que nós humanos!
Não durava ele eternidade?
Não escapa ele a toda a idade?
Que triste é agora ver
depois de mim Outro te ter!
É amor vil ilusão!
É charada o casamento!
Meros endócrinos sinais
para haver acasalamento!
Nunca eu vi coisa eterna
que tão preste fosse a sumir
como o amor deste casal!
Bastou um de dois partir!

Apaixonado vivi
E (maldição) me esqueci
dum beijo mais doce que o teu!
Nem de nós o apogeu
cantei ou deixei por escrito,
ficou no agora restrito
tudo o que criei contigo.
Deitado no doce leito
tirei do amor o bom proveito
sem saber que no amar
arte nenhuma tinha feito!
Nestes meros anos de amor
em nada o meu nome deixo
senão nos lábios de quem pranta,
da desgraçada que prendi c’o beijo.

III

A terrível morte me assola.
Deixa os outros ir sem nome.
Pois a mim não o permito!
P’ras eras póstumas o repito
Pátroclo
Pátroclo
Pátroclo
Grito em tua face, Eterno!
Não me silenceias
pois de gritar tenho direito
tal é belo todo o feito
que deixo atrás par’ esta terra.

Sorriste-me, ó Fortuna.
Tive ao lado sempre o poeta
que não como à gente abjeta
me deixa no fim apodrecer.
Põe ele o sal no salvador
e canta bela toda a dor
de quem é merecedor.

Mais digno é quem a morte colhe
na dianteira da peleja
que aquele que esteja
toda a vida em sua toca.
É digno não pela refrega
mas pois a algo mais s’ entrega
que aquele que só tem boca.
Lavrei e combati
e, por isso, sucumbi
e fui d’igual embalsamado
por poeta e pela ninfa
e nenhum deles conheci.

Canta ele o meu Fado
e meu nome é lançado
para as bocas do futuro.

Por meu povo fiz o bem
Fiz a arte na peleja
É muito o saber que me beija.

Morro assim, concretizado
É meu nome entoado.
Por tudo que de grande fiz
Deixei no mundo cicatriz.

IV

Ao fim da linha
me dirijo apressado.
A mim coube a fortuna
de correr adiantado.

Vivi num gume afiado
Apoiado num só pé
e em jovial estupidez,
andei milhas d’imprudência.

O vento senti na cara,
à Sorte lancei os dados.
Mal sabia que d’ entre os Fados
era o meu o mais fatal:
“Jovens vivem para sempre,
se o sempre desejarem.”
Invencível me julguei,
com minhas carnes mais vermelhas,
meu entender mais aguçado,
e meu viver inda adoçado.
Por mim mesmo enganado
fui a vida acelerar.

Quem mais leves tem os pés
e mais curta a passada
bebe de uma só golada
todo o cálice consagrado
que delicia em lento agrado
o bebedor mais avisado
que o defruta mais pausado.

Enfim, vivi desenfreado
Criança sempre á gargalhada
Agora quem se ri é Hades
que celebra na chegada.

V

De pernas gastas
e fôlego arrastado
sem ânimo, ao fim sou chegado.
Não deixo a vida a meio,
corri toda a maratona.
Estafei os pobres músculos,
por mim foi promessa dada:
a de parar só na chegada,
que é lá, às brônzeas portas,
que toda a firme martelada
será a mim repaga em troco
de gotas da tardia glória.
(Não vai Deus esquecer a lavra,
nem meu lavrar será em vão...)

Mas agora que as vejo
nenhuma hoste me espera.
Tolo, esforcei por vil quimera.
Nada tive d’ Ele dado,
o berço não dourou Sua luz.
E sempre olhei para meu lado
e invejei o afortunado
que em meio de meu afinco
fazia mais do que eu e cinco.

Dei-te vida de trabalho
medíocre fiz mas muito
igual a maior fiz mas muito
nada de novo fiz mas muito
E mesmo assim não é meu nome
que dizes com tua voz...
É o dele, que menos fez,
do prendado inocente.
Olho-o e me olho de volta
e todo o ser se me revolta,
enoja o pensar
que não é a lavra que te agrada
é a beleza nata e bruta.

P’ro que dela não partilha,
e é ciente que não brilha,
fica só ressentimento
de que é por ti zombado
a cada sonho esmagado.
Enquanto vive s’ enganando
que algum dia, trabalhando,
oferecendo-te escravidão,
compra parcela de Eternidade.

E indicios deixaste tu...
Entre mortais tinha respeito...
Dos de meu tempo até louvor...
Nunca adivinhei a dor
que me darias e não ao outro.
Ao macaco de espetáculo,
mas por dentro recétaculo
de ouro que lá puseste
sem olhar p’ro que merece.

O dano sofri, espinhos pisei
De chagas me mostro repleto.
E, então, se não fiz arte?!
Não fiz eu a minha parte,
nulo mesmo assim nascendo?!
És tão cruel pr’a filho Teu?!
mereço assim eterno impasse,
de no silêncio perder a face?

VI

Mil rochedos de arrastão
carregou o coração,
acanhado, embaraçado,
quis mas não quis ascensão.
Parto para o vil Estige
e para mim nada redige
a Bela Musa Eterna.
Parece que nada atinge
aquele que nada finge
avassalado por Inércia.
Dela fui um fiel pajem,
cumpri dever de vadiagem.
Vagueei estulto, diletante
não notei gume cortante
que poisou, lento, na garganta
para no sempre a degolar.

Encravou ela meus dedos,
artrite deixou igual na mente
e anulou todo meu ser
impedindo meu tecer.

Vivi feito animal
E nada c’o esta idade
p’ra mim fui arrebatar
senão cruel mediocridade.

Para sempre em meu repouso
olharei o Ideal
Para lá nunca arredei pé,
adiei a vida p’ro final.
Olhar-te-ei, Sol que lá brilhas,
tu que me cantas maravilhas,
que me ecoas em vão o nome
enquanto a larva me consome.

Nulo abaixo parto.
Cumpro a justa sentença
de quem vive no seguinte
e só morrendo é que começa.

VII

Vivi vida enegrecida
pois toda a luz tive esquecida.
Tanto foi o meu pensar
que esqueci de me lembrar
que também sou animal,
também sou um cão banal
que quer seu osso p’ra rilhar.

Sempre vi o ignorante,
o sandio diletante,
e uma venda lhe pus nos olhos.
Quão errado estava...
Bem mais vêm eles
com os pequenos botões reles
da vida as coisas prazenteiras!
E eu de olhos bem abertos
mundos tenho encobertos
por detrás das prateleiras!

Esta minha dor ciente
é só eco estridente
da preguiça de amar.
Tanto há á minha volta...
Tão bela é a minha escolta
e eu sempre a pensar!

É terrível malefício
o racional ofício...
Sobre a folha de papel,
lá está mais quente o fervor
lá mais sentida está a dor
que a que deveras houve...
Direta foi doce vivência
para a ativa consciência
e dormente fica o corpo.

Triste é este destino
de do bom copo de vinho
mais cabeça dar á uva
ou de quem esmagou, a luva,
que ao sabor do rico suco.

E mais potente me lateja
a cabeça na peleja,
quando no passeio cruzo
família livre n’ ignorância
sem saber que tem seu termo,
que se destina a frio ermo
todo seu ilustre membro.
Dele nunca tirei os olhos
e vivi sempre a chorar.

E cá estou.

Livre de emenda
vejo a entrada estupenda
e cruza primeiro minha mente
todo o homem que a cruzou.

VIII

Ai, que grande meu azar!
Saiu-me na roleta
cair a bola em casa preta
e a morte me calhar!
E que bela foi a vida
de todo o pensar esquecida
bem ao lado dos amores!
Sem mulher casei-me cedo:
várias e não só uma
são as belas companheiras.

Primeiro, foi o doce néctar.
Longe vai a apoquentação
quando, morno, tenho na mão
o belo copo p´ra alegrar!
Qual arte, qual carapuça,
arde em mim a escaramuça
não c’o verso mas c’o a pinga!

Depois, veio meu rolinho,
enchido com especiaria
que a mim traz a alegria
(em outro lado não a arranjo).
Tem por nome Cigarrilha
e a ela estou tão devoto
que já levo pulmão roto
de carne tornado em carvão.

Chegam também as muitas gémeas,
as tisanas para as veias!
Cada uma é poção
p’ra diferente ocasião:
Se ao motor falta gasóleo
é pó de fada a cocaína.
Se da dor quero ser salvo
vem daí, minha heroína!
E se eu, terráqueo, voar quero
é S.Maria Joana que venero.

Por fim, vem a amada
que a morte trouxe, escarpada.
O colega trapacei
e toda a ficha despejei.
Como é bom perder o tino
na alcatifa de casino!
Á Fortuna ir rezar
p´ra fortuna me abonar!
A cavalo bendito, qual Pégaso,
amarei mais que a mulher
se ao bolso me trouxer
mais pecinhas p´ra apostar.

Agora parto para o Céu
e não vou acompanhado...
Onde estão as minhas queridas?
Cuidei que vinham a meu lado...
Toda a ficha que ganhei
vale menos que pataco.
Já cravei broca ao Eterno
e não sabe ele o que é tabaco...

IX

Sempre fui abnegador,
e sinto agora apenas dor.
Nunca em mim houve ardor.
Imóvel em minha cruz
ceguei-me de toda a luz,
passei em nome do pudor.

Minha fé, meu fanatismo,
meu seguro maneirismo,
sempre me consolaram,
perante a vista daqueles
que diante via felizes:
“Ignora-o, que ele peca!
É blasfemo por viver!
Imóvel fica em tua toca,
no Além podes correr!”

Ora, do Além já tenho vista.
Mais pequeno é qu’ imaginava...
Não há nele uma estrada
nesta terra não há pista.
Era pois a fé fachada,
seu nome era outro.
Não era águia mas polvo,
que me iscou e subjugou
e logo me confortou
com mentiras das sagradas.

E deste pano fui avisado,
lembro ler num evangelho,
de um pároco mais velho
que aos peixes dirigia
palavras de sabedoria
p’ra est’ evitar a isca
pela qual a vida arrisca
cegado por seu canto doce.
Sereia é esta empresa,
caça nas gentes a moleza
e trapo mete em seu diante
a ver se caça mais um servo
que além desse já não veja
o faminto a mirar a bóia.

Palavras belas as desse homem
a quem me esquece já o nome,
pois dele então nunca fiz caso,
(se lhes chamou de sal estragado,
certo é que diz pecado.)
Mas dizia então verdade,
e só o sei pois estou caçado
entregue agora a meu fado,
já sumiu o pano á muito.
Agora vejo que não cacei
mais nada para minha herança.

Acima perguntei
antes de fazer a arte
mas sobre mim não havia rei.
Era ele de mim parte
que eu, tolo, não usei.


X

O silêncio que esperei
grita alto à minha porta.
P’ra isto me preparei,
há muito levo a alma morta.

Não vibrou uma só palha.
Não levantou qualquer poalha
neste corpo que foi nulo.
Nenhum cálice me chamou
senão o de brandy
que momento na mão pousou.
Não doeu este caminho,
mas doce não o vou chamar,
que é quase exagero
de vida o denominar.

Falei sempre minhas crenças
e julguei que as ouviam.
Na margem a olhar o rio,
escondido das desavenças,
já parecia maluquinho,
ali postado, a falar sozinho.
(p’ra Lídia me dirigia
e cruzou ela o Estige
em milénio de outrora)

“Muita deve ser a dor
que ele esconde e que nega,
que por lá dentro há refrega
que ao Sol está por expor!”
Dizia o mais avisado
que ao andar me viu parado
e continuou alegre o passo.

E vejo agora, inda calado,
que, por muito dano dado,
deu-lhe Deus melhor destino:
teve chance de ser divino,
se não o foi podia ser,
e teve a vida este sentido.

E disto não me apercebi,
sem propósito me julguei,
como tal vetei ser rei
de tudo o que é além de mim.
Da mais leve e fresca brisa,
fugi sempre acautelado,
menos turva que o quedo lago
tive a miragem do Final.

Amadas nunca tive.
Memória não tenho.
Coração nunca terei.
Vivi nunca sendo vivo.
Do agora m’ entretenho.
E coisa alguma a mais terei.

XI

Que ira esta de partir!
Eu que trigo acumulei
parto de onde era rei
sem um tostão a reluzir?!

Não aceita o barqueiro notas
p’ra cruzar o fatal rio?!
Recolhe somente o preço tardio
em dracmas (por mim trocados
por peça de gado, por uns bordados...)
Cuidei que valessem menos
que os doces bens terrenos!
Tem afinal a alma preço...

A mesma mão de osso frio
estende ao herói e ao sandio.
E os que meti na sarjeta
dão-lhe o dobro e com gorjeta!
E eu, sem nada para dar,
de mim fico sem nada,
cuidei que a chave dourada
me dava certa ao Céu entrada.

Despido estou de minhas vestes,
caem em mim todas as pestes,
nos pés não tenho sola
e ao mendigo peço esmola.

Bem difícil é a vida
do patrão rico no submundo.
Já não posso ser imundo
sem a bolsa bem nutrida.

XII

Coisa mais trágica...
Começo eu a perceber
a charada em que me foi meter
o que a chave me esconde.
Do fumo desenham-se, difusas
as doces linhas de resposta,
já daqui vejo, gloriosa...
Mas deu á neblina ideia
de tudo em simultâneo,
em suspiro momentâneo,
a revelar à recém-carcaça.

E o que é da busca,
do caçar que foi a vida?
Que é feito do dano e dos lavores,
que sofro desde a partida?
Condenas-me á procura
e em vida não me dás
resposta que me apraz,
morro doente e dás-me a cura?

Cacei sempre o conhecimento,
tomei-o por migalhas Tuas
deixadas entre as falcatruas
p’ro avisado as colher
e em algum ponto ter
peça final aglomerada
que deixe a alma saciada.

E por elas deixei de ser,
deixer de ver senão abaixo,
olhava a pista cabisbaixo,
certo de que levava a prémio.
Julguei ter mais alto propósito
neste, do saber, depósito
além do de esperar insciente,
olhando só o lá na frente,
á espera de Hora determinada
p´ra verdade ser revelada.

Toda a milha percorri
no dorso duma pergunta
e é às portas do Eterno
que esteve comum a resposta.

Cruel és, ó Divino,
Comichão em mim puseste,
em cisma louca enfureceste
este teu ser a procurar
só p’ra na vida fracassar
e dás-lhe o prémio só na morte,
a ele e á quieta hoste.

Lá terei de aceitar...
Pelo menos descobri ,
sempre havia solução
é só pena cair na mão,
e quando já a levo fria...
Pelo menos o que de mim passa
Já não passa curioso
Coisa mais trágica...
Coisa mais trágica...

XIII

A um dia de Amadeus
nasci eu a vinte seis
e a um passo d’ Infinito
cumprirei as tristes leis
que a morte reserva ao homem
que, mesmo grande, não tem voz
para a si mesmo ecoar
entre os egrégios avós.

Nasci de cabeça acesa
e pronto estava p’ra empresa...
Mas só mais escuro tornava o dia,
e nunca o caminho alumia.
Só a chegada tive por certa,
este nó que se aperta
já o sinto no pescoço.
E já é tanto o alvoroço
e inda vai cheio meu cálice.
Mas tal refuto:
Há diferença entre cadáveres
se um o sabe e outro não?
São iguais no seu destino
só que um nasceu com tino
e outro não sabe que é cão.

Nasci alto quanto baste
para espreitar pela vereda,
intransponível labareda,
que comum adentro me confina.

Vejo pois os Elíseos Campos,
uma estrada de infinito
onde apenas com um grito
por século o nome espalharia
Mas não ganhei a voz ainda.
Espero quedo sua vinda
e sei já que espero em vão
Pois para mim está já traçado
morrer como os demais,
despedaçado por animais,
não mais p’ra vida instrumento
que expele rouca sua música.

Não escaparei á naturalidade.
Não clamo parcela d’ Eternidade.
Abraço assim o esquecimento.

É assim duplo o azar,
os da morte e do nascer,
trezes entre si somados
da perfeição ao cubo apartados
por um só passinho em frente
que o lá de cima entende
ser aquele em que tropeço
ao pagar último o preço.
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Ho comprato la Moleskine di Super Mario Land.

Ieri sera sono andato a bere una birra. Uscito dal locale, dopo aver speso una ventina di euro in luppolo, ho incontrato Ishmael.
Ishmael ci chiede una sigaretta, gliela diamo volentieri e ce la fumiamo facendo due chiacchiere. Viene fuori che ha esattamente la mia età, trentasei anni, e che è nato in Ghana. Non ci ha tediato coi suoi problemi, ma mi ha fatto una serie di domande per accertarsi che la mia vita stesse andando per il verso giusto. Mi ha chiesto se sono sposato, poi mi ha prontamente chiesto se ho figli. Quando gli ho detto di no si è intristito, mi ha preso la mano e l'ha guardata come se fosse un'equazione di secondo grado:
"Tu avrai due figli. È scritto. Prova a fare questo. Prima di andare a letto, per due settimane, prega Dio. Vedrai che tua moglie ti darà due figli."
Poi mi ha mostrato la Bibbia e mi ha chiesto se ne avevo una. Gli ho detto di sì, ho spento la sigaretta nel posacenere e ho deciso di non rovinare i suoi consigli sulla fertilità con la mia filosofia childfree da strapazzo.
È un tipo strano, Ishmael, ma è simpatico.
Ci ha mostrato il suo passaporto, tutto fiero dei tanti timbri, ci ha detto che l'Italia è bellissima, che siamo brave persone e che Dio vede tutto e ha un piano. Che nel cielo c'è giustizia, anche se in terra non c'è.
Poi il commiato. Io verso la mia casa col condizionatore già acceso, perché quest'estate signora mia il caldo non finisce più, lui verso la panchina a dieci metri dal locale. Mi riprometto di dargli una mano e gli chiedo se l'avrei trovato da quelle parti il giorno dopo. Mi risponde di sì, mi saluta e mi augura buona fortuna.
Fast forward. Oggi, finite le prime traduzioni del mattino, infilo venti euro nel portafogli e vado a cercare Ishmael. Lo trovo lì, sulla sua panchina, con lo sguardo triste. È felice e grato per i venti euro che gli ho portato, ma durante la notte, mentre dormiva, gli hanno tagliato una tasca dei pantaloni e gli hanno rubato il portafogli. Quello con dentro il passaporto e la carta della Western Union che usa per spedire soldi a sua moglie e suo figlio. Mi dice che sta pensando di tornare in Ghana, ma che non sa come e cosa fare.
Gli suggerisco di andare al consolato, lo cerco sul mio cellulare fantascientifico e scopro che per fortuna è a poco più di cento metri dalla panchina. Vorrei dargli il mio numero di telefono, in caso avesse bisogno di aiuto, ma lui un telefono non ce l'ha. E io devo tornare a casa, perché ho roba da tradurre, lavoro da fare, cose da sbrigare. Ho una vita, insomma. Però ecco, realizzo che è proprio diversa.
Tornando a casa mi fermo in stazione centrale per comprare la Moleskine di Super Mario Land, pensando a tutte le cose che do per scontate:
Agrodolce. Ma più agro che dolce.
AGGIORNAMENTO 22 AGOSTO
Questa mattina sono andato da Ishmael. L'ho trovato sulla stessa panchina ed è stato felice di vedermi. Tanto per cominciare gli ho dato un foglietto con sopra il mio numero di telefono. Anche se non ha un telefono, in caso di emergenze ha modo di contattarmi.
Poi ho indagato sulla situazione. Ci sono buone notizie. Ha un permesso di soggiorno e una fotocopia della sua carta di identità (italiana) e del codice fiscale. Ovviamente sono carta straccia, per il momento, ma almeno sappiamo che li ha. Non ho modo di sapere se il permesso di soggiorno sia in corso di validità, ma vedremo.
Gli ho detto che l'avrei accompagnato in questura, che avrei parlato io e che avremmo capito cosa fare. Lui parla un inglese decente ma pochissimo italiano, quindi anche solo capire cosa fare (senza accesso a internet, poi) è un casino. Ieri aveva provato ad andare dai carabinieri, ma non ha cavato un ragno dal buco perché in realtà deve andare in questura.
Prima di andare mi chiede con un certo imbarazzo se posso procurargli dell'acqua. Ha sete e vorrebbe lavarsi la faccia prima di andare in questura. Altra cosa che do per scontata: poter essere pulito/profumato a piacimento. Fa colazione con un paio di patatine al formaggio che tira fuori dal suo sacchetto, mi fa un sorriso ed è pronto ad andare. Sulla strada mi mostra anche il foglio con i dati e i movimenti del suo account PostePay. Ieri aveva provato a farsi ridare la carta, ma giustamente senza documenti non gliela possono dare. È ovvio, ma dal suo punto di vista è frustrante e la cosa l'ha fatto arrabbiare. Il saldo sulla sua carta è poco meno di seicento euro.
Arriviamo in questura, dove il poliziotto, dopo aver visto le fotocopie dei documenti, mi dice che deve andare nella questura centrale, in via Fatebenefratelli, e che poi si vedrà. Io purtroppo devo tornare al lavoro, quindi lo accompagno alla gialla e gli spiego che deve scendere a Turati. Ha un foglietto con su scritto l'indirizzo, spero che i milanesi saranno abbastanza cortesi da indicargli la via. Gli ho detto di farmi chiamare se ci sono problemi, e che in ogni caso ci vediamo domattina alla sua panchina. Se non riesce, lo accompagno io e vediamo di risolvere il tutto. Mi auguro che trovi un poliziotto disponibile e umano.
Gli ho chiesto se vuole davvero tornare in Ghana. Mi ha detto di sì, che è quello che vuole. Che è stanco di non sapere cosa fare e di vivere su una panchina. Gli promesso che lo aiuterò e che risolveremo il problema.
Ho tirato fuori dieci euro per accertarmi che oggi avesse da mangiare, ma non li voleva. Mi ha detto che sulla sua PostePay li ha (ma sappiamo che non ha modo di prelevare e che realisticamente non lo avrà per qualche giorno), che non ha mai chiesto l'elemosina in vita sua, che non è giusto. Per convincerlo ho citato la Bibbia (io! Ateo marcio). Ishmael mi ha ringraziato e ha accettato.
Gli ho augurato buona fortuna e gli ho detto che ci vediamo domani alle 10 alla sua panchina.
AGGIORNAMENTO 23 AGOSTO
Ishmael è riuscito a fare la denuncia del furto dei documenti. Ancora non ha accesso al suo conto di Postepay (è ovvio, ci vuole proprio il documento, però comprensibilmente lui è teso per i suoi soldi e ci prova tutti i giorni). Ieri ho realizzato che perché riesca a ottenere i documenti ci vuole un aiuto più qualificato del mio, quindi su consiglio di vari amici (grazie a tutti <3) ho contattato il SAI, che ha il pregio di trovarsi a cinque minuti a piedi dalla panchina. Li ho chiamati, ho spiegato la situazione e ho dato il mio numero (con la preghiera di chiamarmi per qualunque intoppo, ma anche per le inevitabili spese di marche da bollo e affini). L'unico problema è che l'ufficio riapre lunedì, ma direi che ce la possiamo fare. Ho portato a Ishmael una borsa da ginnastica con dentro qualche maglietta, una bottiglia di sapone e tre litri d'acqua. È stato molto contento e mi è sembrato soddisfatto del piano. Il primo istinto è stato mettersi la borsa sotto le gambe, perché "qui altrimenti ti rubano tutto". Mi ha detto che è stanco di fare questa vita. E lo capisco, cazzo. Gli ho ripetuto che gli daremo una mano a tornare in Ghana, mi ha abbracciato e ci siamo salutati. Secondo me ce la stiamo facendo.
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[Rant] Sto fallendo nel gestire le mie più semplici responsabilità

Non so cosa sia questo. Probabilmente uno sfogo. O forse una richiesta di consigli. Fateci quello che volete: perculatemi, aiutatemi, ignoratemi. Avevo solo bisogno di esprimermi. È una sorta di pagina di diario aperta al mondo. Se non si capisce un cazzo scusate, ho scritto tutto di getto senza pensare a quanto sia logicamente sensato.

Sono sempre stato una persona disorganizzata e distratta. Qualsiasi mio spazio personale nell'arco di un paio di settimane diventa inevitabilmente una catasta di oggetti dimenticati, persi, inutili. Ogni tanto provo a mettermi in riga e sistemare tutto ma nell'arco di pochi giorni è di nuovo un casino. Ora, onestamente la confusione nella mia stanza è l'ultimo dei miei problemi, ma mi sembrava un buon punto da cui partire. La disposizione inelegante e completamente randomica dei miei averi riflette molto bene il mio ordine mentale. Nelle zone più superficiali ed evidenti trovo le cose che uso di più, quelle che mi capita di prendere ogni giorno o quasi, pronti per ogni evenienza. Poi, un po' più nascosti, gli oggetti a cui poco tempo fa ho dato uno spazio provvisorio, in attesa di usarli o sistemarli più tardi, per poi finire dimenticati. Infine, lo strato più profondo e nascosto, ciò che ho ma mi sono dimenticato di avere, o meglio, ricordo di avere ma non so quando e perché li abbia messi lì.
Un po' è così anche l'organizzazione dei miei impegni e progetti. In superfici, i miei impegni fissi periodici (studia, vai ad allenamento, porta fuori il cane...), bene o male difficili da dimenticare... tranne quando per un periodo escono dalla routine, allora lì è un macello. Poi, una miriade di impegni e progetti che si mescolano, sommergono e riemergono secondo canoni misteriosi, rimandati non tanto per procrastinazione (non che io non procrastini, ma con tempo e impegno sto smettendo) ma soprattutto perché... me ne dimentico.
La mia memoria è spaventosamente inefficace. Sto persino pensando di farmi vedere da uno specialista perché di recente è peggiorata, o forse è solo più evidente per via delle maggiori responsabilità che mi devo assumere (università, auto, banche...) a cui fino a pochi anni fa non pensavo neanche. Comunque, oltre ai soliti problemi da "persona disorganizzata", tipo dimenticarsi degli impegni presi e delle scadenze, ci sono volte in cui ho difficoltà a ricordare cose più semplici. Alcuni esempi o aneddoti sparsi:
Ho notato ultimamente che anche molti dei miei problemi (e altri più piccoli che non sto ad elencare, soprattutto perché non mi verrebbero in mente...) sono forse più attribuibili a una mancanza di attenzione. Quindi sorgono due problemi: "perché?" e "come posso migliorare la situazione?". Che sia una cosa "patologica" uscita stranamente tardi o un semplice difetto migliorabile del mio carattere? Come ne esco? Da un lato non vorrei essere uno di quelli che di fronte a un problema fa di tutto per farsi diagnosticare (o ancora peggio autodiagnosticarsi) deficit psicofisici per guadagnarsi lo special-snowflake-pass e sentirsi giustificato per i propri errori; inoltre a scuola e soprattutto all'università non ho mai avuto problemi a mantenere la concentrazione nelle lezione (anche se è vero che in periodi intensi di studio non ho proprio la capacità di pensare a qualsiasi altra cosa... ma penso sia abbastanza normale, no?). Dall'altro lato, non so proprio come fare meglio di così. Sembrerà una cavolata (forse sono io un po' scemo) ma non capisco come "pensare di più a ciò che faccio" (cosa che mi viene perennemente detta da mia madre). Cioè non riesco a concepire l'idea di pensare minuziosamente a ogni mia parola o azione nell'arco della giornata, perché inevitabilmente torno al mio "stato di default". Poi, immaginando di poterlo fare, per ogni aspetto su cui porrei più attenzione ne tralascerei involontariamente altri due. In generale quando mi concentro di più su qualcosa (anche su scale temporali più grandi, come per esempio in sessione o quando sto organizzando i miei viaggi) mi dimentico automaticamente di tutto il resto, quindi magari faccio meglio da un lato ma disastri per tutto il resto.
Il che mi conduce a un episodio recente (il più grave direi) che mi ha veramente demolito l'umore e l'autostima, motivo per cui sto scrivendo adesso. Mi è capitato quest'estate di fare un danno al mio motorino per aver trascurato alcuni aspetti della sua manutenzione (ovviamente...). Per giunta lo scooter era nuovo e sarebbe anche dovuto diventare di mia sorella. Ovviamente mi sono guadagnato la furia di mia madre e sono stato abbastanza male, non tanto per lei quanto perché mi sentivo deluso in me stesso. Per fortuna la situazione si era un po' calmata, in quanto mi vedeva dispiaciuto dal mio stesso errore e intento a risolvere il problema, assieme a tutti gli impegni arretrati che come sempre rimando o dimentico. Allora mentre cerco di sistemare i miei casini e rimettere tutto a posto... zac ecco che qualcosa non va. Ovviamente mi ero dimenticato della borsa di studio. Anzi, sta volta più che dimenticato ho completamente frainteso come funzionasse (inserire qui rant sulla poca chiarezza dei funzionamenti di tutto ciò che riguarda l'università). Fatto sta che la richiesta di 'sta borsa aveva una scadenza che non ho rispettato. Gran casino. Molti soldi persi per una mancanza di attenzione/cura/organizzazione. Sta volta mia madre ha perso la testa, l'ho vista così arrabbiata poche volte nella vita e so che il nostro rapporto sarà gravemente segnato per un bel po'.
Ora a prescindere dai miei rapporti famigliari, il motivo principale per cui ho voluto scrivere per sfogarmi è che sto male, molto male. Non so se sono stato mai così nella vita. Non sono mai stato così deluso di me stesso, la mia autostima è a zero, non posso rimediare a ciò che ho fatto e soprattutto non so da dove partire per evitare che si ripetano problemi del genere in futuro. Per la prima volta nella vita mi sento veramente un fallito, sento di dover scoppiare a piangere durante semplici azioni quotidiane, ho avuto quello che credo sia stato un attacco di panico, sento una persistente mancanza di energia.
Magari è una stupida lagna da ragazzino che finalmente entra nella vita adulta, magari tra un mese già starò bene e riderò leggendo il mio post. Anzi me lo auguro. Ma ho sentito il forte bisogno di raccontarlo a qualcuno. Non che mi manchino persone a cui parlare (shoutout alla mia fantastica ragazza che mi sopporta quando tutto va a rotoli, non so come farei senza di lei in questo momento), ma ho sentito una forte urgenza di scrivere.
Grazie per aver letto fino in fondo, ora sei libero di parlare di Salvini nei commenti
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